Bloccato dall'assassino sulla porta della villetta

Sabato 4 Luglio 2015
L'assassino potrebbe aver bloccato la vittima mentre stava uscendo di casa. Oppure la vittima potrebbe aver aperto la porta ad una persona conosciuta. Solo così si può spiegare l'incursione di giovedì nella casa al pianterreno del civico 1 di piazzale Radaelli a Marghera. Perchè porte e finestre erano chiuse, non c'erano segni di effrazione e il padrone di casa non era solito aprire a sconosciuti.
Un'incursione fatale per Alberico Cannizzaro il 79enne trovato dal figlio riverso a terra in una pozza di sangue. Ad uccidere l'anziano un terribile colpo inferto tra il collo e il torace. Un fendente secco che non gli ha lasciato scampo. Questa la ferita che ha provocato il decesso anche se da una prima analisi del corpo, affidata al medico legale Cristina Mazzarolo, sarebbero presenti altre lesioni considerate però non mortali. Sul luogo del delitto nessuna arma. Solo i frammenti della lama che deve essersi spezzata durante il terribile agguato.
A distanza di quasi 48 ore dall'omicidio di Alberico Cannizzaro, sarto in pensione e padre di due noti parroci cittadini, è ancora mistero su chi possa aver inferto con brutale violenza contro una persona tranquilla e benvoluta da tutti. Un anziano in gamba e in salute sempre assieme ai due figli: don Corrado parroco nella chiesa di San Pietro Orseolo in viale don Sturzo e don Stefano che guida la chiesa di San Paolo in via Stuparich. Questi i suoi due unici figli, entrambi preti. È stato proprio don Corrado giovedì, all'incirca alle 16.30, a trovare il corpo del padre ormai senza vita riverso a terra in cucina vicino all'uscita secondaria che dà sul retro del villino che accoglie quattro abitazioni. Si ipotizza che l'anziano stesse uscendo dal retro quando qualcuno lo potrebbe aver bloccato e costretto a tornare all'interno dell'abitazione. Inspiegabile comunque la violenza mortale, visto che in casa era tutto perfettamente in ordine. Nessun parapiglia o cose buttate all'aria, tipica scena dei furti in abitazione. Tutto al proprio posto, in giardino i panni stesi e l'auto della vittima parcheggiata a pochi metri dal cancello. Alberico Cannizzaro da qualche giorno si trovava da solo in casa. La moglie era partita sabato scorso con il figlio Stefano per trascorrere, con la parrocchia di San Paolo, una settimana in montagna ad Auronzo. Un evento unico, perchè di solito la coppia si spostava sempre assieme. Ma questa volta la moglie era andata in montagna con un figlio, mentre il marito aveva preferito rimanere in città con l'altro figlio. L'ultimo a sentire l'anziano è stato don Stefano che lo aveva chiamato dalla montagna in mattina. Poi aveva provato a ricontattare il padre qualche ora dopo, ma non rispondeva più nè al cellulare nè al numero di casa. Così ha avvisato il fratello che nel pomeriggio è andato a trovarlo. A don Corrado è bastato aprire l'uscio e giungere in cucina per fare la tremenda scoperta. Poi, giusto il tempo di una preghiera vicino al padre ormai privo di vita, e sul posto sono giunti la Squadra Mobile della questura di Venezia, il pubblico ministero Laura Cameli che coordina le indagini, la Scientifica, le Volanti e le pattuglie del Commissariato di Marghera. Nella giornata di ieri la polizia è tornata a fare altri rilievi nella casa di Marghera posta da subito sotto sequestro. Mentre la salma è a disposizione dell'autorità giudiziaria che ha disposto l'autopsia.
La vittima abitava in piazzale Radaelli da cinque anni. Dopo una vita trascorsa al Lido di Venezia, dove erano nati e cresciuti i due figli, Alberico Cannizzaro e la moglie avevano deciso di spostarsi in terraferma per stare vicini ai due figli che guidano le due parrocchie di Carpenedo.
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