Anche il Lido è sotto choc: «Una famiglia molto unita»

Sabato 4 Luglio 2015
«Una coppia che è sempre stata unita e un punto di riferimento importante per i loro figli».
Don Carlo Massari, storico parroco, per trentacinque anni (dal 1970 al 2005) della parrocchia di Sant'Antonio al Lido, rompe la sua usuale riservatezza, per tratteggiare un quadro della famiglia Canizzaro. Alberico, il sarto trovato morto in un lago di sangue nella sua abitazione a Marghera, e la moglie Bruna, sono originari del Lido. Per decenni hanno abitato in una casa umile, in via Zante, a due passi da piazza Traù, poche decine di metri distante dalla parrocchia di Sant'Antonio. E don Massari, in qualità di parroco, ha seguito anche la chiamata e la crescita della vocazione di Corrado e Stefano, i due figli, entrambi poi diventati sacerdoti, ed entrambi cresciuti tra il Seminario e la parrocchia di Sant'Antonio, luogo d'origine dove entrambi hanno celebrato la loro prima messa. Per questo la comunità di Sant'Antonio è sotto choc, incredula per quanto successo. Pur essendo persone molto riservate - riprende don Massari - con me sono sempre stati molto aperti e cordiali. La loro scelta è sempre stata quella di seguire molto i figli, perciò, negli ultimi anni, si erano staccati dalla comunità d'origine per essere vicini ai figli. Ed è stato questo il motivo che li ha portati ad andare a risiedere in terraferma"". Il Lido, e la comunità locale di Città Giardino, sono sotto choc. «Li ricordo nella preghiera» - conclude don Carlo Massari. Alberico era conosciutissimo al Lido, anche per la sua professione di sarto. Conosciutissimo, da tanta gente appunto per il suo lavoro, ma anche molto riservato. Andava anche a domicilio per fare dei piccoli lavori di sartoria. Tutti al Lido, lo ricordano per la sua precisione, ma anche gentilezza e cortesia. Era sempre molto cordiale con amici e clienti, tanto che nessuno riesce a capacitarsi di una fine così cruenta per il pensionato «Era molto gentile e preciso - dicono gli amici - veniva anche a casa. Per il suo lavoro girava, sempre in bicicletta, per tutto il Lido. E se c'era bisogno di qualcosa era sempre disponibile. Non riusciamo a capire cosa possa essere successo».
Lorenzo Mayer

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