«Ci aveva detto della scelta ma non ha voluto aspettare»

Lunedì 14 Dicembre 2015
SAN DONÀ DI PIAVE - «Non ha usato un abbigliamento sobrio». «Sono stati rispettati princìpi, che sono la tolleranza, la trasparenza e l'inclusione». Due modi diversi per affrontare la stessa situazione, con la vice preside Francesca Musitano (che si è trovata a gestire il tutto dalla scuola, visto che il dirigente Francesco Ardit si trovava a Roma) che esprime forti perplessità sull'abbigliamento usato da Luca Bianco nel momento in cui si è espresso come "Cloe", e lo stesso preside Ardit che sottolinea come «la vicenda di per sè è banale» e come i diritti della persona siano stati salvaguardati. La vicenda ha inizio mercoledì mattina quando Luca incontra il preside per comunicare la sua scelta. «Durante il colloquio - riferisce Ardit - abbiamo affrontato l'impatto che avrebbe avuto con i genitori e con gli alunni, di conseguenza gli ho consigliato di aspettare per avere il tempo necessario per preparare gli alunni, ma lui ha detto che preferiva rivelarsi perché era una cosa che meditava da tempo. Ha detto che era disponibile ad affrontare la situazione e che avrebbe parlato con gli alunni». Il preside informa quindi la sua vice, prima di partire per Roma. «Giovedì mattina ho allora informato i bidelli e la segreteria - ricorda la professoressa Musitano - che se si presentava una persona vestita da donna, quella era Luca Bianco, per cui di lasciarla passare. In effetti un bidello ha ammesso che, se non fosse stato informato prima, lo avrebbe fermato alla porta». Quindi viene informata la psicologa della scuola, Giuseppina Valente, e gli uffici provinciali. «Ci è stato detto - continua la vice preside - che non si poteva fare nulla e che la cosa andava gestita senza provvedimenti. Venerdì mattina sono andata in laboratorio per capire la reazione dei ragazzi e mi è sembrato tutto tranquillo. A me i ragazzi chiedono cosa ne penso e lui come si sente. Ho anche ricevuto, per la mia materia, alcuni genitori: a loro interessa solo la professionalità e non l'abbigliamento. Si sono dimostrati molto aperti, con una tolleranza che non mi aspettavo». A proposito di abbigliamento, la professoressa muove un appunto. «Non ha usato un abbigliamento sobrio: si è presentato in modo molto appariscente (parrucca bionda, minigonna, tacchi) come non si presenterebbe neppure una insegnante». E ricorda la campagna di "decenza" fatta sia per studenti, sia per insegnanti. «Il trauma è stato vedere il cambiamento dall'oggi al domani. Anche per noi non è stato facile. Fino a quel momento non ci eravamo accorti di nulla. Aveva solo delle unghie lunghe ma pensavamo servissero per suonare uno strumento». (f.cib)
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