«Inseguiva la maglia azzurra Doveva indossarla domenica»

Domenica 2 Agosto 2015
«Mi hanno telefonato. "Vieni su", mi hanno detto, "Chiara ha fatto un'embolia polmonare"». Parla il padre di Chiara, Gianni Pierobon, mentre con la sua auto sta raggiungendo la Germania. É partito subito con la moglie Federica, mamma di Chiara, caricando poche cose in fretta in valigia. Neanche il tempo di arrivare a Trento e giunge un'altra telefonata: «Chiara è morta, non ce l'ha fatta».
Esattamente un anno fa Chiara Pierobon, che correva da professionista con la GS Top Girls Fassa Bortolo di Spresiano (Treviso), sognava la maglia azzurra. E l'altro giorno la maglia azzurra era arrivata. Le convocazioni per la Nazionale femminile under 23 pubblicate sulla sua pagina Facebook marchiano le 14.49 di ieri, sabato 1 agosto, tempo qualche ora e Chiara sarebbe spirata. «Era il suo sogno - dice il padre - quella maglia l'aveva sempre inseguita, l'avrebbe messa domenica prossima. Ha sempre inseguito i suoi sogni, ma ora non li ha potuti realizzare». Un tragico scherzo del destino. «L'avevo sentita ieri mattina alle otto e mezza - riprende il padre -, Stava bene. Il giorno prima aveva anche fatto il dietro macchina, poi oggi...». Gianni Pierobon trattiene le lacrime e non ce la fa a continuare.
La zia paterna di Chiara, davanti casa dell'atleta, è a pezzi. «Non è giusto - dice - il Signore non doveva prendersela. Non si può morire così a 22 anni. Me la ricordo quando era piccola, quando la coccolavo, la portavo a spasso. E adesso non c'è più. Ho sentito mio fratello prima urlare perché Chiara non c'è l'ha fatta». Arrivano in tanti davanti casa di Chiara. Chi in auto, chi in bici: tutti si sono subito precipitati per sapere se quella tragica notizia fosse vera. Ed era vera. Tremendamente vera.
«Aveva una grinta e una dolcezza disarmanti, Chiara». Giulia Moro la conosceva da quando avevano sei anni: «Voglio ricordati così, come quella ragazza che spronava un po' tutte a dare il meglio. Eri un esempio da seguire in sella a quella bici. Mi hai insegnato tanto, fin da quando eravamo piccole: i trucchetti, come prendere le volate, ma soprattutto mi hai insegnato a crescere. Ogni volta che arrivavamo a una gara le avversarie avevano paura perché sapevano che la vittoria era la nostra».
Era brava Chiara, andava forte, talmente forte da allenarsi a volte con gli uomini. «Ha fatto molti risultati - dice Giulia - da giovanissima, ogni domenica, la vittoria era la sua. Batteva anche i maschi arrivando prima assoluta. Non mollava mai». «Voglio continuare con il ciclismo fino a quando c'è la passione e poi voglio finire gli studi» aveva detto Chiara l'anno scorso, prima di partire per il Giro d'Italia femminile a luglio. Era iscritta alla facoltà di Lingue occidentali dell'Università Ca' Foscari. Oltre a mamma Federica e papà Gianni, lascia Matteo, il fratellino di appena 11 anni. «Ciao Chiara - scrive la sua amica su Facebook -. Insegna a tutti da lassù come si pedala».
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