Truffa del fotovoltaico, assolto l'ispettore De Falco

Mercoledì 16 Aprile 2014
PORDENONE - La fuga di capitale all'estero resta un mistero, ma le condanne no, quelle sono reali e hanno l'effetto di macigni lanciati nel futuro di cinque dei sei imputati. Il Tribunale di Pordenone ha inflitto pene esemplari per la mega truffa del fotovoltaico, andando oltre le richieste del pm Federico Facchin. Ha riconosciuto l'associazione per delinquere, le truffe e la bancarotta. Il collegio ha inflitto 10 anni e 8 mesi all'imprenditore Marco Polino, 38 anni, Roveredo in Piano; 9 anni e 9 mesi a Massimiliano Straziuso (43) di Roveredo in Piano; 2 anni e 7 mesi a Morris Pessotto (37) di San Pietro di Feletto; 2 anni a Massimo Tomasella (42) di Fontanafredda. Raffaela Parisi (58), madre di Polino, è stata condannata a 2 anni e mezzo per la bancarotta della Nova Autotrasporti Srl.
Soltanto l'ispettore della Squadra Mobile di Udine, Giuseppe De Falco, è uscito indenne dal processo in cui era sospettato di concorso esterno nel reato associativo. La tensione - che ieri pomeriggio gli ha impedito di ascoltare in diretta la lettura della sentenza - ha cominciato ad allentarla con un abbraccio liberatorio al luogotenente dei carabinieri che, in fondo all'aula, gli sussurra che è stato assolto con formula piena. «Il fatto non sussiste». Il collegio giudicante ha riconosciuto che non è un poliziotto infedele, che non era un sodale di Marco Polino, l'imprenditore delle truffe del fotovoltaico, e che non ha rivelato segreti d'ufficio per consentire all'imprenditore di eludere le indagini dei carabinieri di Sacile e della Guardia di finanza di Pordenone.
«L'unica cosa che avrebbe potuto spifferare era una perquisizione della Finanza, ma al processo è stato chiarito che non c'è stata alcuna rivelazione», ha sottolineato l'avvocato Federica Donda nella sua appassionata arringa. La legale udinese è stata molto critica sulle modalità con cui sono state condotte le indagini. «Il 6 febbraio 2012 De Falco è stato arrestato in Questura a Udine soltanto sulla base delle dichiarazioni di Marco Polino», ha insistito. Nel 2011 l'ispettore della Mobile stava indagando su Polino per conto della Procura di Udine: un raggino da 2 milioni di euro all'imprenditore agricolo di Pagnacco ieri parte civile.
Una volta archiviata l'indagine era entrato in contatto con Polino, che era intercettato. Le loro conversazioni avevano indotto l'accusa a sospettare del poliziotto. «Ma Polino - ha detto ieri la difesa - ha fatto il nome di De Falco perchè era la chiave che lo avrebbe fatto uscire dal carcere».
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