Ponti: l'inchiesta è diventata romana

Venerdì 31 Ottobre 2014
UDINE - «Le accuse per i friulani si sono ridimensionate. È indubitabile che l'inchiesta è diventata romana». Anche l'avvocato Luca Ponti, legale di due degli indagati destinatari dell'informazione di garanzia del pm Galanti, Dario Danese (per cui sono cadute le accuse di truffa e peculato) e Gianfranco Moretton, legge un passo in avanti della vicenda.
«Sono convinto si possa mettere in discussione l'associazione a delinquere, tra persone che non si conoscono nemmeno, in un periodo in cui si sono succeduti governi politici di opposte colorazioni», precisa l'avvocato Ponti, convinto di poter far cadere anche l'accusa di truffa semplice che residua a Moretton: «Eredita la situazione dalla precedente gestione. Non conosce i funzionari dell'Icram, non ha mai nemmeno avuto rapporti con loro - continua -. E anche sulle intercettazioni non emergono elementi. I soldi sono stati chiesti per ripianare i buchi che ha trovato nella struttura. Non certo per sè». E si dice pronto a rendere gli interrogatori: «Parleremo come abbiamo sempre fatto».
«Ritengo l'accusa di associazione per delinquere contestata a Paolo Ciani del tutto fantasiosa dal momento che quest'ultimo è stato nominato commissario solo in quanto ricopriva la carica all'epoca di assessore all'Ambiente - fa eco l'avvocato Manlio Contento, legale del primo commissario -. Tutti gli atti che hanno portato alla dichiarazione dello stato di emergenza per la laguna sono il frutto di attività compiute precedentemente alla nomina di Ciani e sulle quali quest'ultimo non aveva e non avrebbe potuto avere alcun ruolo». «Si è ridotto il tiro dell'accusa da peculato e truffa. Confidiamo di chiarire tutto», conferma anche l'avvocato Maurizio Conti, legale di un altro dei soggetti attuatori coinvolti nella vicenda, Giorgio Verri. L'avvocato sta studiando gli atti appena ricevuti e probabilmente andrà con il suo cliente a rispondere agli interrogativi degli inquirenti romani.
E.V.

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