Legge decaduta, ma le pene restano: appello alla Procura

Mercoledì 22 Ottobre 2014
La battaglia per l'incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi (quella sulle droghe) è stata vinta, ma ce n'è già un'altra: quella contro le pene comminate in base a tale norma e definite illegittime da una sentenza della Corte di Cassazione. È, infatti, questo il punto centrale della nuova campagna informativa portata avanti dalla Società della Ragione: «Attualmente la situazione è frammentaria - ha spiegato ieri a Udine Franco Corleone, coordinatore nazionale dei garanti per i detenuti -. Non sappiamo quanti casi siano stati riesaminati e che esito abbiano avuto, per questo chiediamo che si attivino le Procure. Penso però che i carcerati che stanno scontando una pena illegittima siano ancora qualche migliaio. Per questo - ha continuato - , siamo qui in occasione della nuova udienza del processo Rototom (ipotesi di reato: "agevolazione all'uso degli stupefacenti", ndr). Pensiamo che la cancellazione della Fini-Giovanardi possa essere uno spunto di riflessione per la Procura di Udine dato che è caduto l'impianto accusatorio del processo. Io credo che a questo punto finirà con un'assoluzione. La prossima primavera, comunque, organizzeremo un convegno per far riflettere su tempi, costi e senso della giustizia, in particolare per i processi simbolici». Il tutto con l'obiettivo di una riforma della legge sulle droghe «dopo la sbornia ideologica della Fini-Giovanardi - ha aggiunto Corleone -, e visto che è cambiato il contesto internazionale mentre in Italia c'è silenzio sul tema». La campagna per informare detenuti e loro legali della possibilità di chiedere che la pena venga rideterminata passa anche per il carcere di Udine: «Grazie alla cancellazione di quella legge, alla revisione del regime cautelare e all'affidamento in prova - ha spiegato Maurizio Battistutta, garante per i diritti dei detenuti di Udine -, la popolazione carceraria è calata da 220 a 170/180 persone, di cui il 50-60% immigrati. Rimane il problema del sovraffollamento e stiamo seguendo anche i percorsi per chiedere l'indennità. Inoltre, si fanno ancora poche attività occupazionali anche se sembra che ci sia l'ipotesi di riaprire la parte femminile del carcere per ospitarci laboratori».
Alessia Pilotto