I medici minacciano lo sciopero

Venerdì 6 Marzo 2015
UDINE - L'intersindacale della dirigenza medica e sanitaria del Santa Maria della Misericordia, riunita ieri in assemblea, ha proclamato lo stato di agitazione e minaccia uno sciopero, o più d'uno, se entro una settimana la Regione non darà risposte certe alle richieste formulate ieri dai camici bianchi che potrebbero incrociare le braccia nell'arco di pochi giorni.
«Le regole esistono - tuona Sergio Cercelletta, presidente regionale Aaroi Emac - ma non tutti le rispettano. O la Regione mette in atto azioni per far risolvere questa situazione o facciamo sciopero».
Il nodo della questione è principalmente quello legato ai turni e alle pronte disponibilità, chi le fa e chi no e su questo punto riemerge l'antica acredine tra ospedalieri e universitari, solita "guerra tra cugini" in camice bianco: «Non abbiamo pregiudizi - precisa Valtiero Fregonese, vicesegretario regionale dell'Anaao - ma fotografiamo l'esistente e da alcune parti dell'università non si lavora allo stesso modo degli altri».
Dalla sala gli universitari si difendono e alzano al voce, «anche per noi - dicono - l'assistenza viene al primo posto», ma l'integrazione tra ex ospedale ed ex Policlinico universitario pare che di fatto sia avvenuta solo sulla carta.
Ora l'intersindacale fa approdare sui tavoli della Regione, alla presidente Debora Serracchiani in primis, la richiesta di far rispettare i regolamenti che di fatto esistono. A dicembre, in accordo con la direzione aziendale, si è tentato per due mesi un esperimento per il medico di guardia interdipartimentale, ovvero a disposizione di più reparti, «ma solo la parte ospedaliera ha coperto la parte dei turni notturni - spiega Giulio Andolfato, segretario regionale della Cimo -; così, la direzione sanitaria ha fatto tornare tutto come prima».
Le criticità sono vecchie e nuove, dalla carenza di posti letto nelle chirurgie alla riduzione del personale fino all'eccessiva pressione a cui è sottoposto l'interno ospedale per il bacino d'utenza a cui deve offrire assistenza: «in questo modo - dice Fregonese - la sicurezza degli operatori è a rischio e di conseguenza anche quella dei pazienti».
Al tutto si aggiungano straordinari non pagati e ore di attività programmata spacciate per pronte disponibilità per le emergenze per arrivare a un passo dallo sciopero.
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