I dubbi dei sindaci: area troppo vasta

Venerdì 31 Ottobre 2014
I dubbi dei sindaci: area troppo vasta
«La perimetrazione del Sin era stata venduta ai sindaci dei Comuni interessati come un mezzo per avere i finanziamenti statali-ministeriali per finanziare anche i dragaggi dei canali». A spiegarlo ai magistrati è l'ex sindaco di Marano Lagunare, Graziano Pizzimenti, ascoltato come testimone insieme ad altri primi cittadini della Bassa friulana e ad alcuni membri del comitato tecnico-scientifico degli ultimi due commissari. «Tutti erano consapevoli che le aree su cui bisognava intervenire erano la foce Aussa-Corno, il canale Banduzzi, la darsena Caffaro e il Banduzzino, ma che mai era stato concepito qualsivoglia risanamento ambientale - scrive nelle circa cento pagine di informazione di garanzia il pm romano Alberto Galanti -. Tutti sapevano altresì che Mascazzini rifiutava ogni proposta di riperimetrazione del Sin alle sole aree effettivamente inquinate asserendo che il perimetro non era modificabile». «Mascazzini era sicuramente contrario alla riduzione della perimetrazione poiché le indagini da effettuarsi non erano ancora complete e quindi non poteva ridurre la perimetrazione», aggiunge Pizzimenti nella testimonianza.
«Io ero tra quelli che ritenevano abnorme la perimetrazione del Sin e avevo espresso a voce questa mia convinzione», dichiara agli inquirenti anche Pietro Paviotti, già sindaco di Cervignano. Già nel 2002 «avevo indicato di perimetrare solo il fiume Aussa e la fabbrica ex Marcegaglia in quanto solo lì ritenevo potesse essere utile fare dei sondaggi per verificare eventuali inquinamenti». La risposta «fu una perimetrazione molto più ampia». «Ho sempre pensato che la perimetrazione fosse eccessiva», afferma anche Enio Decorte. Ma tutte le richieste di ridimensionamento dell'area «sono sempre cadute nel vuoto», riferisce Piero Del Frate. Di più. Secondo la magistratura il Sin di Grado e Marano veniva introdotto nel 2002-2003 nel programma di bonifica nazionale «in assenza di qualsivoglia informazione scientifica circa la presenza dell'inquinamento in laguna ed anzi disponendo di studi già pubblicati di senso contrario». Tra gli elementi a sostegno della tesi la Procura cita anche una lettera inviata nel 2002 a svariati enti dall'allora sindaco di Torviscosa Roberto Duz in cui dava conto che le condizioni dell'eco-sistema fluviale dell'Aussa Corno si erano normalizzate con l'entrata in funzione del depuratore. Duz che era finito tra gli indagati nell'inchiesta friulana e che non figura più tra i 26 destinatari di avvisi di garanzia di quella romana. «È uscito completamente di scena», fa sapere il suo avvocato Luca Ponti.
E.V.