«Dite ai profughi che non c'è posto»

Venerdì 19 Settembre 2014
«Dite ai profughi che non c'è posto»
«D'intesa con la Governatrice Serracchiani chiederemo un incontro con tutti i parlamentari della regione affinché la questione dei richiedenti asilo venga posta a livello nazionale ed europeo. Non si può continuare a scaricare il problema sugli enti locali». Parte da Udine la richiesta di affrontare la problematica dei profughi in arrivo via terra sul confine nordestino a livello nazionale. A farsi portavoce dell'esigenza di «mettere mano al più presto alla normativa per definire una filiera che permetta di gestire questa emergenza» è il sindaco Furio Honsell, al termine di un incontro in Prefettura svoltosi ieri mattina, anche con la Questura, dopo il caso scoppiato mercoledì mattina con la protesta inscenata sotto il Municipio da un trentina di profughi afgani e pachistani che chiedevano accoglienza. Rassicurata la cittadinanza sulle condizioni dei profughi visitati in ospedale, per cui si temeva un rischio scabbia («stanno tutti bene»), il sindaco ha affrontato la questione a 360 gradi perché «o si gioca tutti insieme di squadra oppure il problema non si risolve». La normativa prevede due sistemi di accoglienza sulla base delle modalità di arrivo sul territorio italiano. Per i profughi in arrivo via terra c'è il programma Aura, di livello puramente locale, con 80 posti tutti su Udine. Per quelli che invece sbarcano via mare esiste il progetto Mare Nostrum. «La normativa prevede che queste persone possano risiedere sul territorio italiano e che debbano essere gestite. Ma la città di Udine ha completamente saturato i posti messi a disposizione dal governo e non c'è l'intenzione di aumentarli. Bisogna dire a queste persone che a Udine non c'è posto. È importante far sapere a tutti quelli che si muovono nella catena dell'immigrazione, che attraversa una ventina di Paesi europei, di non considerare Udine come possibile punto di arrivo». Il sindaco ha poi ricordato la necessità di adeguare le normative a quelle degli altri Paesi europei. «L'Austria di fatto non accoglie i richiedenti asilo arrivati sul suo territorio a meno che non esistano prove documentate del loro passaggio sul territorio austriaco. Ovviamente queste prove non ci sono mai e quindi le persone che arrivano in Italia restano qui», ha sottolineato Honsell ricordando anche che le nostre normative, a differenza di quanto accade nel Nord Europa, prevedono che le pratiche per la valutazione della richiesta di asilo politico vadano svolte nuovamente anche se il migrante ha già ricevuto un diniego in un altro Paese dell'Ue. «Le richieste vengono valutate da una commissione del Prefetto di Gorizia per tutto il territorio regionale - ha aggiunto -, ma se una volta ce n'erano mille in un anno ora ne abbiamo anche duemila in un giorno». E i tempi si allungano.
Una richiesta di attenzione per il Friuli Venezia Giulia è stata presentata ieri al Viminale anche dalla governatrice Debora Serracchiani che ha incontrato il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento Libertà civili e immigrazione. Serracchiani ha chiesto che siano sottoscritte al più presto le convenzioni con i Comuni per i minori non accompagnati.
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