Dopo l'appropriazione indebita anche l'evasione fiscale. E la voragine della Nes

Venerdì 25 Luglio 2014
Dopo l'appropriazione indebita anche l'evasione fiscale. E la voragine della Nes inghiotte ora anche il più giovane dei fratelli Compiano: quel Marco subentrato a Luigi alla guida della società dopo la scoperta degli ammanchi milionari. Passando al setaccio la contabilità di North East Services, Vigilanza Compiano, Autocom, Radar, Vigilanza della Marca Trevigiana, La Sicurezza e Servizi Fiduciari di Sicurezza (le sette società della galassia Compiano), la Guardia di Finanza ha fatto emergere un'evasione da 40 milioni che ha portato al sequestro di beni per oltre 16. Gli indagati nell'ambito dell'inchiesta nata dagli ammanchi al caveau della Nes di Silea salgono così a cinque: se Luigi Compiano e i suoi collaboratori più stretti, Massimo Schiavon e Gianluca Campagnaro, sono iscritti nel fascicolo in Procura con l'accusa di appropriazione indebita aggravata, le Fiamme gialle contestano allo stesso Compiano, al fratello Marco e a un terzo soggetto, amministratore pro tempore di una delle società minori del gruppo, l'evasione fiscale. Tutt'altro filone è invece quello che vede indagato per corruzione l'ex questore di Treviso Carmine Damiano e lo stesso ex rappresentante legale del gruppo per un contratto di consulenza "sospetto" ottenuto da Damiano .
L'inchiesta principale, partita a ottobre scorso dalla denuncia di alcuni istituti di credito, aveva portato alla perquisizione di abitazioni private, sede della società e 11 sale conta in tutta Italia. Vi avevano preso parte anche 10 funzionari della Banca d'Italia. Erano stati accertati ammanchi per 40 milioni: il rinvenimento di 102 assegni firmati da Compiano, per un valore di 31 milioni, aveva fatto venire alla luce del sole l'appropriazione indebita di contanti dal caveau da parte di Compiano col concorso dei due dipendenti. Tutto, sulla carta, risultava in regola, grazie a un caveau contabile fittizio in cui venivano girati gli importi prelevati per comprare centinaia tra auto, moto, imbarcazioni, biciclette, ma anche vasi, suppellettili, oggetti preziosi. «Collezione fatale»: così la Finanza ha ribattezzato l'indagine, non solo perché, come ha sottolineato il comandante provinciale, il colonnello Giuseppe De Maio, questi acquisti hanno svuotato le società del gruppo, ma anche perchè le hanno indebitate nei confronti dello Stato. Ferrari, Porsche, Lamborghini, Jaguar, Rolls Royce, Aston Martin, solo per citare alcuni marchi. Per tutelare l'erario il Nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle ha eseguito in questi mesi approfondite verifiche fiscali, scoprendo, cosa intuibile viste le condizioni economiche delle aziende in questione, il mancato pagamento dell'Iva per milioni e procedendo al sequestro di beni e quote societarie per un valore equivalente.
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