«Basta tagli»: sfilano anche le suore

Venerdì 21 Novembre 2014
Marce dei bambini nelle piazze, volantinaggi, campane fatte risuonare all'impazzata e messaggi letti in chiesa. Gli asili parrocchiali sono entrati in uno stato di agitazione permanente. Accantonata l'idea dei due giorni di sciopero, ieri mattina le materne paritarie hanno dato avvio a una protesta contro i tagli ai contributi destinata a rinnovarsi di settimana in settimana. «Ogni volta faremo qualcosa per non smettere di far sentire la nostra voce -annuncia Stefano Grando, presidente della Fism- perché i problemi non sono risolti e il rischio di dover chiudere è ancora forte». Si è partiti con il botto. Ieri, giornata mondiale dei diritti del bambino, praticamente tutti i 226 asili paritari della Marca, frequentati da 17.719 alunni e 1.400 dipendenti, hanno esposto un identico striscione: «Siamo pubblici, ma senza diritti». A Castelfranco tre materne hanno aperto i cancelli e organizzato dei giochi in piazza. A Montebelluna sono state quattro le scuole che hanno simbolicamente girato i quartieri con delle schede sui diritti dei bambini. Mentre a Colle Umberto maestre e alunni hanno manifestato per le vie del paese consegnando copie della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia. Alle 11 in punto, infine, i campanili delle chiese hanno risuonato all'unisono. Esattamente nel momento in cui i presidenti della Fism hanno consegnato oltre 75mila firme, raccolte in appena tre giorni, nelle mani del prefetto di Venezia. E alla fine della messa di domenica i parroci leggeranno un messaggio in chiesa. «Nei giorni scorsi la Regione ha sanato il buco relativo ai passati anni scolastici -fa il punto Grando- ma per quanto riguarda quest'anno non sappiamo ancora niente». Gli asili stanno andando avanti alla cieca. Senza sapere se avranno i soldi per coprire le spese evitando di dover far schizzare le rette alle stelle. Con i nuovi tagli messi in cantiere dal ministero le scuole vedono sparire tra i 50 e i 60 euro al mese per bambino. Una cifra che corrisponde a tre mesi di stipendio del personale. Da qui il rischio di licenziamenti. «Tagliare dai bilanci altri 50mila euro vuol dire far chiudere -avvertono dalla federazione- a meno che non si pensi possibile alzare di 60 euro le rette mensili pagate dalle famiglie». Che vorrebbe dire farle salire anche a oltre 260 euro al mese. Per questo ieri è stata consegnata al prefetto di Venezia la riproduzione di un assegno da 500 milioni di euro. «Sono i soldi che che le nostre scuole fanno risparmiare ogni anno alle casse pubbliche -conclude Grando- le materne paritarie danno un servizio pubblico. È tempo che ci venga riconosciuto».(((favarom)))

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