200mila euro alla "carceriera"

Venerdì 30 Gennaio 2015
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere dinanzi al giudice per le indagini preliminari di Vicenza i tre arrestati per il tentato sequestro del nipote tredicenne di Bernardo Bassan, imprenditore di Thiene, re della birra. Udienza lampo quella di ieri. Massimo Silvestrin, Gianfranco e Antonio Gallani hanno tenuto le bocche cucite in attesa che la difesa studi una strategia di fronte ad un quadro indiziario pesante.
A mettere gli investigatori sulla strada giusta era stata Stefania Paggin, 35enne rodigina, già nota alle forze dell'ordine, con problemi di reddito e di sfratto nel recente passato. Una fetta della torta da 200mila euro. Questa la promessa che sarebbe stata fatta alla giovane donna per prendere parte al rapimento sventato dai carabinieri del Ros e del Nucleo investigativo di Rovigo. Il Ros aveva già avuto sentore di un piano di sequestro di persona nel Vicentino, ma è stata la decisione della donna di farsi avanti a consentire di individuare il bersaglio e di adottare tutte le contromisure. La prima telefonata della donna agli inquirenti si colloca all'incirca attorno all'Epifania. Pare infatti che il sequestro avrebbe dovuto essere messo in atto per quel periodo, ma sia poi stato posticipato, per motivi non chiari.
Stefania Paggin era stata contattata da Silvestrin, 40enne di Pojana Maggiore, conosciuto con il soprannome di "Zebbra", come il noto pub che gestisce in un rustico ristrutturato tra Este e Deserto. Secondo i piani doveva essere lei a fermare l'auto della madre del 13enne mentre portava a scuola il figlio, magari tagliandole la strada o tamponandola. Mostrare una pistola. Spiegare alla donna che per rivedere il figlio avrebbe dovuto seguire le istruzioni. Poi avrebbe dovuto custodire l'adolescente, o a casa sua o in un altro luogo. Comunque a Rovigo. C'erano anche le frasi di rito da pronunciare, scritte su un foglietto.
Alla fine si è tirata indietro. Le sue confidenze hanno consentito di trarre in arresto Silvestrin e i suoi due complici, Gianfranco Gallani, 70 anni, originario di Ceregnano, residente a Bondeno, oggi gravitante - pare - nel Bolognese, autotrasportatore, e il figlio Antonio, 43 anni, residente pure lui in provincia di Bologna. Catturati a poca distanza dall'abitazione dell'imprenditore, mentre in macchina, con corde e coperte, aspettavano l'arrivo della vittima.
Non si tratta, secondo gli investigatori, di esperti del crimine, come evidenziano le intercettazioni telefoniche e ambientali. Ma più verosimilmente di persone in difficoltà, che potrebbero avere escogitato un piano tanto ardito quanto folle per risolvere problemi finanziari. Speravano di ricavarci un paio di milioni di euro. Il "grande colpo", insomma. Finito con le manette ai polsi.
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