Punteggi negli asili nido, alta tensione in Consiglio

Martedì 27 Gennaio 2015
Punteggi negli asili nido, alta tensione in Consiglio
Il nuovo regolamento sugli asili nido infiamma il consiglio comunale e Claudio Piron va all'attacco: «Siate coerenti e approvate una norma che preveda che, per fare il sindaco, è necessario abitare a Padova da almeno 20 anni». A scatenare la polemica, come era ampiamente previsto, è stata l'introduzione del criterio di anzianità di residenza.
Ad aprire la discussione ha provveduto l'assessore alle Politiche scolastiche Alessandra Brunetti che ha difeso a spada tratta il suo provvedimento. «La delibera introduce novità significative - ha detto Brunetti - Penso per esempio alla possibilità di passare da part-time a full time e viceversa in ogni momento dell'anno o all'accettazione delle domande d'iscrizione anche al di fuori dei termini». «Grazie ai cambiamenti che andremo ad introdurre - ha aggiunto - sarà possibile iscrivere ai nidi anche i nascituri e le iscrizioni saranno aperte anche alle famiglie che non risiedono in città». Brunetti non si è sottratta neppure alla questione della «residenzialità»: «Prima prevalenza un unico un criterio, ora verranno tenuti in considerazione altri parametri. La residenza fa punteggio ma non esclude. Dal prossimo anno scolastico così le famiglie dove almeno un coniuge risiede a Padova da più di 20 anni si vedranno attribuire automaticamente 5 punti. Se gli anni di residenza scendono a 15 i punti saranno 4, mentre con 10 anni i punti diventano 3». «Mi permetto di ricordare - ha concluso l'esponente della lista Bitonci - Il criterio di residenzialità è in vigore a Treviso, Ciampino e Malnate. Quanto al criterio del bacino d'utenza non vale per i nidi, ma solo per le scuole dell'infanzia. Abbiamo infine ridotto drasticamente i posti vuoti nei nidi che sono passati da 180 a 80 e a breve saranno 50». Argomentazioni che non hanno per nulla convinto l'opposizione supportata da alcuni comitati dei genitori presenti in aula. Ad irritare il centrosinistra è stata anche la decisione della maggioranza di contingentare i tempi degli interventi. Il primo ad aprire le ostilità è stato il capogruppo di Padova 2020 Francesco Fiore: «Si tratta di un provvedimento ideologico che non sta in piedi. L'assessore ha citato gli esempi di Ciampino e Mainate. È vergognoso paragonare queste realtà a Padova dove la presenza dell'Università fa arrivare centinaia di ricercatori assieme alla loro famiglie». Sulla stessa lunghezza d'onda anche la sua compagna di partito Beatrice Dalla Barba: «Questa delibera è solo fumo negli occhi dei padovani. In questo modo si rischia solo di danneggiare i bambini». All'attacco anche il democratico Claudio Piron: «Il criterio della residenzialità è inutile, ci sono molto posti liberi nei nidi. State giocando sulle pelle dei bambini introducendo un criterio discriminatorio. Perché non si applica questo regolamento ai sindaci? Siate coerenti e dite che per candidarsi bisogna abitare in città da almeno 20 anni?». Polemico anche il suo compagno di partito Enrico Beda: «Il criterio di residenzialità è pericoloso per i bambini che rischiano incolpevolmente di essere discriminati». Durissima anche la consigliera della consulta degli stranieri Egi Cenolli: «Questo provvedimento contrasta con la Costituzione e le leggi nazionali, regionali e Comunitarie».

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