Fronte del no unito: «Via il Prefetto»

Martedì 1 Settembre 2015
«Chiediamo le dimissioni del prefetto, Patrizia Impresa se ne vada da Padova. Non ha mai convocato i sindaci, non ci ha comunicato l'ampliamento della tendopoli della Prandina che abbiamo appreso dalla stampa, e del quale nemmeno il Demanio era al corrente. Un prefetto di questo tipo non può rimanere in città».
Lo afferma il sindaco Massimo Bitonci, chiudendo la riunione nella quale è stato illustrato il documento firmato da 27 sindaci e 40 consiglieri comunali della provincia che dice «no a qualsiasi tipo di accoglienza sia essa macro, micro o diffusa a nuovi immigrati».
«Da oggi partirà una mobilitazione molto pesante, attuata con tutti i metodi legali e amministrativi a disposizione contro l'invasione che stiamo subendo - continua Bitonci - i firmatari rappresentano 629.000 abitanti della provincia di Padova, la maggioranza della popolazione che dice no all'invasione. Vogliamo che in nessun altra zona della provincia accada quanto successo alla Prandina, una tendopoli fuori di ogni regola ma dove Ulss, Vigili del fuoco e altri Enti cui sono state chieste ispezioni affermano essere tutto in regola in quanto si tratta della Prefettura».
Tutti concordi i sindaci presenti sul fatto che non si tratta di profughi ma di clandestini, dei quali solo una minima parte, in media uno su dieci vedrà riconosciuto lo status di profugo. «Il nostro è un documento di non condivisione della politica di un Governo inerme che come unica attività svolge quella di recuperare in acqua internazionali - dice Marco Valerio Pedron sindaco di Mestrino - il Prefetto con un atto d'imperio ci obbligherà ad ospitarli ma sul territorio abbiamo difficoltà vere da affrontare per i nostri cittadini».
«No assoluto ai clandestini. Non c'è colore politico, vogliamo proteggere i territori da un'invasione frutto di un disegno internazionale, ma non possiamo ospitare tutta l'Africa - aggiunge Bobo Renato Miatello sindaco di san Giorgio in Bosco - Non spetta a noi trovare soluzioni che non ci sono per i nostri poveri. E a Soranzo, frutto di un incesto politico dico: faccia il presidente della Provincia e non il Prefetto».
Luca Callegaro, sindaco di Arquà, sbotta: «No all'invasione lo Stato sta perpetrando un genocidio di massa, non può scaricare sui sindaci. Il sistema è sbagliato, li stiamo prelevando in Libia dove invece si dovrebbero fare i campi per individuare i veri profughi e solo quelli sono da accogliere».
Concetti espressi anche da Paolo Tonin, sindaco di Campo San Martino, che ricorda come diversi Paesi europei stiano dicendo no: «Siamo stati al primo incontro organizzato dalla Provincia ma oggi non ci saremo - afferma il vicesindaco di Fontaniva Marcello Mezzasalma - l'accoglienza imposta è inaccettabile, i nostri cittadini hanno ben altri problemi». «I comuni non possono pagare una politica nazionale incapace di gestire il problema - dice il sindaco di Maserà Nicola De Paoli - se accettassimo ora la proposta di un immigrato ogni 1000 cittadini a breve saranno 30/40 ogni 1000 a breve».
«Una situazione drammatica, al limite del collasso che mette un sindaco contro l'altro - osserva Alessandro Bolis sindaco di Carmignano di Brenta - aiutiamoli a casa loro, qui dobbiamo aiutare i nostri cittadini». Loredana Borghesan, sindaco di Montagnana, afferma: «Con il cuore chi non vorrebbe accogliere? Ma come amministratori dobbiamo essere razionali. Ci sono i nostri cittadini travolti dalla crisi. Abbiamo già fatto esperienza di accoglienza lo scorso anno ed è stata negativa. L'Europa doveva intervenire prima e anche l'Onu».

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