Uil: il governo viola i patti, niente limiti allo sciopero

Lunedì 20 Ottobre 2014
ROMA - Il candidato numero uno alla segreteria della Uil, Carmelo Barbagallo, non usa mezzi termini: definisce «inaccettabile» il blocco dei contratti nel pubblico impiego e avverte: «Se lo Stato non rispetta gli accordi, anche noi ci sentiamo sciolti dal rispetto di quegli stessi accordi e, dunque, non terremo più conto dei limiti previsti per gli scioperi nel settore». Non sarebbero solo parole, visto che il sindacato avrebbe già spedito la disdetta dal protocollo d'intesa che regola le «prestazioni indispensabili» nei casi di stop, dalle fasce orarie al personale da assicurare, per non lasciare, per esempio, chiusi ospedali e scuole. Ma subito arriva l'alt del Garante degli Scioperi, Roberto Alesse: la dichiarazione della Uil «non può essere produttiva di effetti, salvo cadere nell'illegittimità, che l'Autorità non esiterebbe a sanzionare».
Mentre la Cgil si sta preparando alla manifestazione di Piazza del 25 ottobre, arriva la minaccia della Uil a seguito delle novità inserite nella legge di stabilità sugli stipendi dei travet: non solo viene confermato un altro anno senza rinnovo del contratto, il sesto consecutivo, ma viene anche congelata l'indennità di vacanza contrattuale fino al 2018. Scelte giudicate di «arrogante signoria», con cui il governo trasforma «tre milioni di cittadini in sudditi». Ecco che senza cambiamenti nella manovra, annuncia il sindacalista, «chiederemo a Cgil e Cisl di avviare una lunga stagione di lotte unitarie». Un appello quindi per ingaggiare una battaglia che vada oltre la manifestazione degli statali già proclamata per l'8 novembre. Appuntamento che vedrà tutte le sigle scendere insieme in piazza. D'altra parte fra un mese preciso si chiuderà il congresso della Uil da cui uscirà il successore di Luigi Angeletti e Barbagallo è di certo in pole position. Per la Cisl risponde all'invito il segretario generale della categoria, Giovanni Faverin, che garantisce la partecipazione alla lotta, da condurre «fino in fondo, ovvero fino ad ottenere il giusto riconoscimento» di quanti lavorano nel pubblico. Ma Faverin non si sbilancia su eventuali scioperi e su ancora più eventuali nuove modalità di adesione.

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