Teresa e Trifone, 150 testi e il buio

Giovedì 2 Aprile 2015
Sono trascorse due settimane dal duplice omicidio nel parcheggio del palasport di Pordenone. Il caporal maggior Trifone Ragone, 28 anni, e la fidanzata Teresa Costanza, trentenne sub-assicuratrice laureata alla Bocconi, sono stati giustiziati in auto da un killer che nessuno ha visto, un killer a cui non si riesce ancora a dare un nome. Di lui si sa soltanto che ha una «mano esperta», che già maturato esperienza sul campo, perché ha dimostrato freddezza, lucidità e una capacità notevole nel maneggiare la semiautomatica 7,65 usata per sparare sei colpi in rapida sequenza contro i fidanzati. Soltanto uno non è andato a segno, si è conficcato nel volante. Ma questo non basta a indirizzare le indagini, anzi. Le modalità dell'esecuzione fanno pensare a inseguimenti, appostamenti e a una perfetta conoscenza dei luoghi. Questo dà la certezza agli investigatori che si tratta di un delitto preordinato, ma apre due scenari: o l'assassino è stato pagato oppure è un uomo abituato a usare armi, forse anche a uccidere, e appartiene al mondo della criminalità.
Il pool dell'Arma - composto dal Roni di Pordenone e dal Ros di Udine e Roma - sta lavorando senza sosta. In 15 giorni sono sfilate in caserma oltre 150 persone. E ieri sono stati sentiti (o risentiti) commilitoni di Ragone, amici e frequentatori del palasport Crisafulli, perché gli accertamenti su chi era presente nelle palestre e nei parcheggi dell'impianto sportivo la sera del 17 marzo non sono affatto conclusi.
E mentre i testimoni riempiono verbali su verbali in qualità di persone informate sui fatti, c'è una mole imponente di dati telefonici e telematici da esaminare. Un lavoro complesso, qualcosa che a Pordenone, come sottolinea il procuratore Marco Martani, non si era mai visto. Ma nel caso di Trifone e Teresa è proprio la tecnologia a complicare le indagini. I due fidanzati avevano una fitta rete di contatti che non riguardava soltanto l'ambiente della palestra, del lavoro, dei locali notturni, del mondo della moda e dello spettacolo che frequentavano. Telefonini, computer e social network stanno mettendo a dura prova i Carabinieri. La coppia, infatti, aveva amici e contatti ovunque: in Friuli, in Puglia (terra d'origine di Ragone), in Sicilia e in Lombardia (dove era nata e dove si era trasferita Teresa). Avevano amici anche a Lugano, dove Ragone frequentava un'importante palestra di crossfit, la sua specialità sportiva. Dopodiché ci sono le centinaia di contatti telefonici, nomi che spesso sfuggono alle cerchie più strette di amici e che vanno verificati. Non solo. Sia Teresa che Trifone navigavano su internet quotidianamente. E dai social network spuntano nuovi conoscenti. Solo su Facebook i due giovani avevano centinaia di amici (la sola Teresa ben 791 seguaci).
Messaggi, battute e telefonate ricorrenti vengono approfondite. Alcune aprono piste che sembrano percorribili, ma poi finiscono per naufragare e si ricomincia da capo. Al momento un movente concreto non c'è. Non ci sono spunti d'indagine accantonati, anche se la pista passionale e dello sgarro sono le più battute. Nelle relazioni precedenti della coppia si cerca uno spasimante respinto o un marito geloso. Allo stesso tempo si esplora l'ambiente criminale della provincia di Pordenone, perché non si esclude che le vittime abbiano urtato la suscettibilità di qualche piccolo boss locale.
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