Sventato sequestro-lampo Puntavano a due milioni

Mercoledì 28 Gennaio 2015
Volevano rapire il figlio tredicenne di una famiglia di imprenditori di Thiene, in provincia di Vicenza, per ottenere un riscatto milionario, ma i carabinieri del Ros, coordinati dalla Procura di Venezia, li hanno bloccati prima che potessero mettere in atto il loro piano, arrestandoli in flagranza con l'accusa di tentato sequestro di persona a scopo di estorsione.
In manette sono finiti in tre: un ristoratore padovano di Este, Massimo Silvestrin, 40 anni, un autotrasportatore polesano, Gianfranco Gallani, 63 anni, di Occhiobello, e il figlio di quest'ultimo, Antonio Gallani, disoccupato, residente in provincia di Ferrara. Secondo gli investigatori hanno escogitato il rapimento per risolvere i rispettivi problemi economici, avvalendosi della collaborazione di alcuni complici ai quali i carabinieri stanno dando la caccia.
Silvestrin in passato aveva intrattenuto rapporti commerciali con la Bassan Bernardo & figli, azienda di import export di bevande e catering, specializzata in commercializzazione di birre, con la quale aveva un debito. Probabilmente conosceva bene la villa di Thiene e le abitudini di una delle titolari, e aveva individuato il figlio di quest'ultima come obiettivo del progetto criminale.
Il blitz dei carabinieri dell'Arma è scattato ieri, poco dopo le 7: prima che il ragazzino uscisse da casa assieme alla mamma per andare a scuola, i militari dell'Arma hanno circondato la vettura con a bordo Silvestrin e i due Gallani, parcheggiata a poca distanza dalla villa. Nell'auto gli investigatori hanno rinvenuto un cappuccio, una coperta e delle corde: gli strumenti, secondo il procuratore aggiunto Adelchi D'Ippolito, che il gruppo avrebbe voluto utilizzare per mettere a segno il sequestro. Non sono state invece trovate armi.
Nel corso di una conferenza stampa svoltasi in Procura a Venezia, i carabinieri hanno annunciato di aver individuato anche il possibile rifugio nel quale il terzetto pensava di tenere rinchiuso il ragazzino in attesa di ottenere il pagamento del riscatto: un casale abbandonato alla periferia di Rovigo. Il piano prevedeva un sequestro-lampo, con l'obiettivo di convincere i genitori a versare 1-2 milioni di euro.
A svelare l'esistenza del progetto criminale è stata una donna (la cui identità viene tenuta riservata per motivi di sicurezza) la quale si è recata dalle forze dell'ordine dopo aver ricevuto la proposta di collaborare con il gruppo nella gestione ragazzino da sequestrare. Gli inquirenti hanno quindi attivato intercettazioni ambientali e telefoniche, mettendo in atto una serie di appostamenti e pedinamenti per cercare riscontri. I genitori del tredicenne non sono stati avvisati di quanto stava accadendo per evitare reazioni, anche involontarie, che potessero mettere a repentaglio l'inchiesta, ma soprattutto la loro sicurezza e quella del figlio: hanno scoperto quanto stava accadendo soltanto pochi minuti dopo che sono scattate le manette ai polsi dei tre presunti sequestratori, quando il comandante del Ros, il colonnello Paolo Storoni, ha suonato il campanello della loro villa per riferire del pericolo scampato.
La convalida dell'arresto dei tre si svolgerà oggi davanti al gip di Vicenza. Successivamente il fascicolo sarà trasmesso a Venezia in quanto il reato di sequestro di persona a scopo di estorsione è di competenza distrettuale.
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