Salvini apre, Tosi lo ignora e rilancia: «Qui decido io»

Giovedì 26 Febbraio 2015
Salvini apre, Tosi lo ignora e rilancia: «Qui decido io»
Non molla. L'ultima sfida Flavio Tosi ha scelto di giocarsela il 5 marzo, contando di essere ancora segretario della Liga quel giorno. Per la sera del 5 ha convocato il Consiglio nazionale: farà le liste, «come previsto dallo Statuto», e ha chiesto ai segretari provinciali di raccogliere richieste, firme, bozze di candidature da inviare alla segreteria tre giorni prima, il 2, (proprio mentre la Liga sta organizzando la grande manifestazione di Roma di sabato 28...). Con il governatore Luca Zaia, che non ne sa nulla e non è stato consultato, va al braccio di ferro. Lunedì 2 è convocato anche il Consiglio federale a Milano chiamato a occuparsi di Regionali, e forse anche del suo destino dopo gli attacchi a Zaia e a Salvini.
Ma Tosi, nel solco delle deliberazioni prese dal Consiglio veneto il 14 febbraio, va avanti per la sua strada, vestendo i panni del difensore «delle prerogative della Liga, del rispetto dello Statuto e dell'autonomia del Veneto» su liste e alleanze "a sostegno" di Zaia «che non ho mai messo in discussione». Il segretario veneto rispolvera addirittura il detestato Umberto Bossi per dire che il Senatur sì «rispettava l'autonomia del Veneto e le liste le decidevano i territori» mentre Matteo Salvini «ha detto che la Liga veneta non serve a nulla, vuol decidere tutto a Milano, c'è stata un'ingerenza lombarda». A parte il fatto che ai tempi di Bossi decideva Bossi, è lo stesso fondatore della Lega, ieri, a picchiare duro sul sindaco di Verona: «Cerca di restare a galla con tutti i mezzi e magari giocarsi qualche possibilità di candidarsi alla guida della Regione. Ma non ne ha nessuna, non c'è partita con Zaia. Tosi ce l'ha sempre avuta con lui. Ha buttato fuori dal partito un sacco di gente, ha commesso un sacco di sbagli».
Quindi avanti tutta, nel giorno in cui Forza Italia nazionale (Berlusconi) chiude all'ipotesi di appoggiare una lista Tosi e in cui Massimo Bitonci, sindaco di Padova, dice di «non sentirsi più rappresentato da Tosi che va a Roma a trattare con segretari e leader politici come Brunetta (Fi) e Quagliariello (Ncd)». Parole, per altro, criticate in un comunicato firmato dai 5 deputati veneti di provata fede tosiana (Bragantini, Busin, Caon, Marcolin, Prataviera): «Bitonci e gli esponenti locali abbassino i toni». Dagli altri tosiani, silenzio di tomba.
Tosi avanti tutta in solitaria, dunque, a prescindere dalle volontà e dalle valutazioni del segretario federale Salvini e del diretto interessato, Zaia. Come se nulla fosse cambiato dal giorno della prova muscolare del 14 febbraio quando il Consiglio votò lo schema "lista Lega più liste civiche". Trattative sui nomi con Zaia non risultano. Zero. Ergo, se la situazione restasse quella di oggi, chi il 5 sera voterà per la linea Tosi, voterà contro Salvini e Zaia. L'apertura di Salvini, in mattinata, dunque, non sembra andata a buon fine: «Tosi non è fuori dal partito e non rischia di esserlo». Neanche la sua offerta riceve risposta: «Tosi potrà fare il governatore dopo il secondo mandato di Zaia, oggi conta solo la riconferma di Luca e del Veneto - ha ribadito il leader - Chi fa dispetti a Zaia e non lo appoggia è fuori, chiunque sia».
In Lega, comunque, Tosi dice di voler restare: «Non esco, ma continuerò a dire quello che penso. Se non vengono prese decisioni diverse al Federale di Milano, sono il segretario della Liga». Come dire: semmai è Salvini a buttarmi fuori e lo fa perchè difendo l'autonomia del Veneto. Sull'autocandidatura che sta tenendo aperta, precisa: «Aspetto di vedere chi rispetta le regole e chi no». Quindi, se la sua linea venisse bocciata e dal suo punto di vista le regole non venissero rispettate, a quel punto potrebbe decidere di candidarsi alle Regionali. In tal caso, però, potrebbe farlo solo contro la Lega, con il simbolo di un'altra formazione politica: in base alle norme, infatti, è il Federale che decide chi sarà il candidato governatore.
Anche lo scambio di frecciate Zaia-Tosi di ieri conferma che siamo vicini alla fine corsa. Il governatore attacca il segretario sulla questione dell'autonomia: «Ma come? Si lamenta se i lombardi decidono e poi dice che è andato in Lombardia (nel 2008) per decidere chi deve fare il presidente della Regione? Il conto non torna». E sulla sua candidatura contro? «Non è mai accaduto in Liga - rimarca il governatore - che un segretario di partito sia sceso in campo contro il suo candidato. Ho parlato di ipotesi abominevole perchè non è mai accaduto che un allenatore di calcio si schieri con la squadra avversaria». Replica immediata del rivale veronese: «Più che altro vedo un presidente di società calcistica che pretende di fare la formazione da solo, in barba all'allenatore e ai giocatori».
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