Renzi: taglierò la spesa pubblica no a nuove tasse

Venerdì 22 Agosto 2014
Renzi: taglierò la spesa pubblica no a nuove tasse
ROMA - Di ritorno dal viaggio-lampo in Iraq per dimostrare che «per la prima volta l'Europa è in prima linea», Matteo Renzi torna a tuffarsi sulle riforme del governo che avrà il suo primo big bang nel consiglio dei ministri del 29 agosto. E mette uno stop al rincorrersi di ipotesi e progetti per trovare le risorse per la legge di stabilità. «Non ci saranno nuove tasse, da aspiranti politici e dai giornali si sono fatte solo chiacchiere agostane», taglia corto il premier, smentendo interventi sulle pensioni e rassicurando i sindacati già sulle barricate e pronti a minacciare l'autunno caldo.
Renzi vuole rispettare il tetto del 3% e far quadrare i conti senza nuove tasse ma aggredendo la spesa pubblica. «Come abbiamo fatto con gli 80 euro, con i quali abbiamo ridotto le tasse ad 11 milioni di italiani, cercheremo di farlo per altre fasce. Ma va ridotta ulteriormente la spesa pubblica visto che si spendono 800 miliardi e sono troppi». La spending review, con i 16 miliardi di tagli pianificati per il 2015, resta per il premier la chiave di volta per trovare le risorse e riconfermare gli 80 euro. «Se i sindacati vogliono un autunno caldo facciano loro...già l'estate non è stata granché», è la battuta con cui il capo del governo liquida le preoccupazioni delle parti sociali. Solo dalla prossima settimana si entrerà nel vivo delle soluzioni per la legge di stabilità. E si tireranno le fila sul trittico di riforme che approderanno nel cdm del 29. Alla riforma della giustizia civile il premier, che in questi giorni ha tenuto contatti con vari ministri, tiene molto. Così come allo Sblocca-Italia e ai 40 miliardi già stanziati che saranno movimentati. La via maestra per recuperare risorse per il 2015 è, e resta, quella della revisione della spesa. Niente interventi sulle pensioni e nemmeno sugli statali, come chiarisce il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio.
Dopo le polemiche degli ultimi giorni a ribadire che «non c'è alcuna ipotesi di lavoro nel governo e al Mef per intervenire sulle pensioni» è anche il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, secondo il quale comunque, non ci sarebbe niente di male a chiedere un contributo ai redditi alti, nel momento in cui si sta cercando di riformare il sistema degli ammortizzatori sociali e si vorrebbe introdurre una maggiore flessibilità in uscita «anche se con delle penalità». Baretta ricorda anche che la manovra per il 2015 farà leva sulla spending review, ma pure su altre fonti, dal calo dello spread (si ipotizza un risparmio di almeno due miliardi) al maggior incasso Iva grazie al pagamento dei debiti P.A. e all'ecobonus. E rilancia l'ipotesi di un intervento sugli sconti fiscali: «È una delle opzioni sul tavolo» perché non si può più «immaginare che detrazioni sui mutui, per le spese veterinarie o le palestre» vadano a tutti «a prescindere dal reddito».
Di deciso, comunque, al momento non c'è nulla. Sul tavolo ci sono anche le proposte del commissario Carlo Cottarelli, che spaziano dalla giungla di partecipate locali da sfoltire (risparmi stimati 2-3 miliardi in 3 anni) alla razionalizzazione degli immobili delle regioni, ma anche a progetti di risparmio energetico. Senza dimenticare i fabbisogni standard. E se i conti alla fine non dovessero tornare (16-17 miliardi di tagli nel 2015, 32 nel 2016) come ultima ratio ci sono nuovi tagli alla sanità, sul fronte degli acquisti.

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