Renzi rivoluziona la Rai: vorrei abolire il canone

Sabato 28 Marzo 2015
Renzi rivoluziona la Rai: vorrei abolire il canone
Il manager verrà nominato dal cda, «sentito l'azionista di maggioranza», ovvero il Tesoro. É questa l'unica variazione rispetto allo schema annunciato alla vigilia. Non «più su indicazione» ma solo «sentito». Un passaggio meno brusco che affievolisce se non nella sostanza almeno nella forma lessicale il potere del governo. Renzi vuole riformare la Rai, valorizzare il suo ruolo industriale, dotarla di «una guida chiara e riconosciuta»: un capo azienda in grado di prendere le decisioni e di «essere chiamato a risponderne». Il cda infatti avrà poteri di revoca.
Ecco la nuova Rai, dunque. Una correzione della legge Gasparri, in particolare dell'articolo 49 che definisce i poteri di nomina del vertice. Sette i membri del cda: due indicati dalla Camera, due dal Senato, due dal Cdm e uno dall'assemblea dei dipendenti dell'azienda di viale Mazzini. La commissione parlamentare di Vigilanza manterrà il compito di controllo «ma senza le commistioni del passato». «Non faremo il decreto, rispetteremo il ruolo del Parlamento», ha esordito il premier presentando il ddl di riforma a Palazzo Chigi. Lo affiancava i sottosegretario allo Sviluppo Antonello Giacomelli che ha materialmente scritto il testo. Il documento raccoglie le anticipazioni filtrate nei giorni scorsi. Consegna alle due Assemblee parlamentari e al cdm i poteri di nomina che la legge Gasparri (2004) assegna alla commissione di Vigilanza. Definisce lo status dell'azienda Rai ponendola fuori dalla specialità in cui ha fluttuato in questi anni trasformandola in una spa ordinaria. La Rai, è scritto nel testo, non è una «municipalizzata di provincia», «non può sottostare a procedure cavillose o avere l'incubo della Corte dei Conti», «deve gareggiare con i grandi network a livello mondiale». Ora la palla, secondo il premier passa al Parlamento. «Vediamo cosa vuol fare, noi lo sappiamo - va avanti Renzi : vogliamo riformare il servizio pubblico, mettere la Rai nelle migliori condizioni per informare, educare, divertire». Meno canali, meno testate.
«Sul canone non seguiamo la stessa scuola» ha ammesso guibdi Giacomelli, lasciando ancora aperta la questione finanziamento. Renzi idealmente lo vorrebbe azzerrare, il sottosegretario vorrebbe far pagare nella bolletta elettrica dimezzandolo.
Per cambiare le regole ci sono 4 mesi di tempo. A luglio i veritici Rai dovranno essere rinnovati. Il Parlamento dovrà scegliere, se mandare la palla in tribuna oppure «avere un ruolo» in una materia così strategica. «Nei prossimi giorni formalizzeremo l'avvio del iter e vedremo..se invece si prefisce votare con la Gasparri...». Non un ultimatum insomma ma quasi. Perché votare con la Gasparri vorrebbe dire legittimare una legge che a Renzi non piace ma che, in definitiva, all'occorenza gli farebbe comodo. «Passare dalla Rai dei partiti alla Rai dei professionisti», ridurre il numero dei canali televisivi, dialogare con la scuola. Non è una sfida, ma è un modo per dire all'opposizione che senza un accordo la maggioranza avrà il controllo sulle nomine dei vertici Rai. Un messaggio alle altre forze politiche e alla minoranza dem che ha presentato in Senato un ddl che va in direzione opposta e contraria.
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