Renzi consulta i partiti M5s: noi non andiamo

Domenica 25 Gennaio 2015
Da lunedì lo sprint che, probabilmente, entro la settimana si concluderà con l'elezione del nuovo capo dello Stato. A condurre le danze Matteo Renzi che, dopo aver visto lunedì i senatori e i deputati del Pd, guiderà la delegazione del proprio partito che spenderà tutta la giornata di martedì incontrando, tra le mura del Nazareno, i rappresentanti di tutti i partiti presenti in Parlamento, alla ricerca - dice il vicesegretario Debora Serracchiani - «di un nome per il Colle il più condiviso possibile». Non tutti però risponderanno alla chiamata del premier: dopo aver fatto attendere per ore la loro risposta, i grillini, con un annuncio di Alessandro Di Battista si sfilano dalle consultazioni di Renzi con la motivazione che «al Nazareno ci è andato Berlusconi e non ci andremo noi».
Trattare con Grillo si è rivelato spesso un'esperienza frustrante e il niet di M5S, quindi, forse scioglie un problema piuttosto che costituirlo. E' la Serracchiani a chiosare laconicamente il rifiuto dei 5Stelle: «Ce ne faremo una ragione...». Il problema nel Pd in questo momento sembra essere quello di ricompattare il partito in vista dell'appuntamento di giovedì con le urne per il Quirinale, dopo gli strappi consumatisi al Senato sull'Italicum. Una piccola frangia dei parlamentari sembra però essere irrimediabilmente perduta a questo obiettivo: è quella che fa capo a Pippo Civati, che ieri - nonostante un'accoglienza tutt'altro che favorevole della Rete - è tornato sulla sua proposta di un candidato ”N N“ per il Colle, cioè ”Non Nazareno“. Proposta, precisa Civati, «aperta a tutti quelli che pensano che il presidente della Repubblica non debba essere scelto solo tra due persone, non nelle segrete stanze e non per motivi non chiari, ma nella condivisione e all'aria aperta».
Linea, quella di Civati, che riscuote qualche consenso solo fuori dal Pd, con Nichi Vendola che, tra l'altro, invita anche il M5S «a collaborare per una candidatura alternativa per il Quirinale». Ma all'interno del partito si scontra con il no anche di risoluti oppositori di Renzi, come il bersaniano Alfredo D'Attorre, il quale rifiuta di «fare battaglie minoritarie» come quella proposta da Civati. «E' sbagliato - osserva D'Attorre - avere un presidente della Repubblica che sia il frutto del Patto del Nazareno, ma non bisogna escludere nessuno».
E se da Sel e da qualche ex grillino vengono segnali di adesione al progetto del candidato ”N N“, è proprio sul suo blog che Civati deve fare i conti con una sorta di ribellione dei militanti. Numerosi i commenti contrariati, talvolta al limite dell'insulto. In sintesi: «Se non ti va bene la linea del partito vattene», con diverse aggiunte di colore. E in mezzo a qualche sporadico incoraggiamento ad andare avanti, la cyber-zuffa diventa virale includendo chi, rifiutando la logica del ”no a tutto“, chiosa «se proprio il Pd fa tanto schifo basta mollare la ”cadrega“...». Incurante dell'insuccesso sul web, Civati fa spallucce aggiungendo ironicamente: «Sto sereno. Me lo dico da solo...».
Decisamente diverso l'atteggiamento del Nuovo centrodestra, che, dopo gli ultimi contatti di Alfano, sembra muoversi a proprio agio negli spazi di una trattativa non in conflitto con gli assunti del patto del Nazareno. «Questa settimana - ha affermato Maurizio Lupi - lavoreremo senza pregiudizi verso la proposta che farà il Pd sul capo dello Stato, nello sforzo di individuare un candidato che sia un politico forte. Ci sembra che in questo momento - ha aggiunto il ministro delle Infrastrutture - al Paese non servano dei tecnici».
E tra le condizioni poste dall'Ncd nella scelta del successore di Napolitano, Maurizio Sacconi, suggerisce «di seguire il metodo del massimo (non del minimo) comune denominatore che comporta la ricerca di criteri condivisi, in testa ai quali si colloca l'autorevolezza, l'indipendenza, la sperimentata capacità della persona nelle situazioni critiche». Seguendo questo criterio, secondo il capogruppo Ncd al Senato, «sarà possibile eleggere il Presidente sin dalle prime votazioni».
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