Renzi, compromesso Ue L'Italia corregge i conti

Sabato 25 Ottobre 2014
BRUXELLES - L'intesa con Bruxelles è fatta e «reggerà». Matteo Renzi ha chiuso un compromesso con la Ue sulla legge di stabilità: l'Italia dovrà rivedere la sua manovra di oltre tre miliardi, adeguando la correzione del deficit strutturale allo 0,3%. Una correzione che dimezza lo sforamento dei patti di bilancio, che impongono un progresso dello 0,5% all'anno. La manovra sottoposta all'esame di Bruxelles si limitava a uno 0,1%, sforando quindi dello 0,4%. Ora lo sforamento è dello 0,2% e la differenza vale, appunto, 3,2 miliardi (che Renzi e Padoan avevano già prudentemente calcolato e messo a riserva nella manovra).
Dopo fitti contatti a margine del vertice Ue - e quelli telefonici tra il ministro Padoan ed il commissario Katainen - la risposta alle richiesta della Ue è così imminente e forse partirà già oggi, prevede via XX Settembre.
«La finanziaria, quella che riduce le tasse, è andata. Va bene anche all'Europa», esulta il premier rientrando in Italia per la 'Leopolda' e mostrando i muscoli: «Hanno capito che non scherziamo». Ma «l'Italia deve fare ciò che ha promesso», aggiunge rilanciando il suo messaggio a casa. «Ora la vera sfida è il percorso di riforme. Saremo credibili se le faremo come promesso».
Renzi lascia il vertice Ue sferrando il suo attacco contro «l'euroburocrazia» e appena arrivato a Firenze aggiunge che «si tratta di fare dell'Europa un'istituzione più attenta a crescita e lavoro, che si occupi un pò più delle famiglie, delle persone, e meno del rigore, dei vincoli». Pronto a rimarcare che è inutile perdersi in «piccole discussioni sulle zero virgola», mentre da Roma il capo dello Stato gli fa sponda: «È grave accapigliarsi sullo 0,1» e «dopo anni di austerity è giusto cambiare», dice Napolitano. Per una svolta che il premier rivendica, ancora una volta, con forza: «Siamo un Paese che ha un'autorevolezza fuori discussione, che non viene a prendere lezioni o reprimende» da nessuno. «Rispettiamo tutti ma non ci faremo fermare da nessuno», avverte.
Dopo un vertice che ha visto scoppiare un'altra grana - quella dell'extra-budget docuta al nuovo sistema di calcolo del Pil, che a Paesi come la Gran Bretagna rischia di costare oltre 2 miliardi mentre all'Italia poco più di 300 milioni - Renzi parla di una discussione «come sempre molto tosta e accesa» sui problemi economici. Anche nel formato a 18 dell'eurosummit, cui ha partecipato anche il presidente della Bce Mario Draghi, che ha invitato i leader a ridare forza all'economia: «Tocca a voi», ha detto, esortando ad accendere il motore degli investimenti.
Perché Eurolandia «ha perso slancio», la Bce sta facendo la sua parte ma «tutti insieme dobbiamo evitare la recessione», ha ammonito il capo dell'Eurotower, invitando i 18 a «un calendario di impegni per le riforme da presentare entro dicembre». Parole che hanno incassato il plauso della cancelliera Merkel, che da sempre trama per una sorta di 'Reform pact'.
La partita in Europa resta comunque tutta da giocare in vista del New deal che si apre con la Commissione Juncker, anche tra le pieghe di quel piano da 300 miliardi annunciato prima di Natale, dove si giocherà il match sulla flessibilità. «Sono molto portato» per le discussioni, scherza Renzi, precisando anche che «quando partono le procedure in Europa non partono con uno schiocco di dita» ma «richiedono mesi di discussioni e trattative». All'orizzonte, data per scontata l'intesa sull'attuale legge di stabilità (su cui quei 3,2 miliardi in più per centrare lo 0,3% saranno attinti dal 'tesoretto' messo a riserva), potrebbero profilarsi però altre grane sul debito. Aver abbassato l'asticella della correzione del deficit significa infatti aver rallentato la riduzione del debito e i tempi di pareggio. E Renzi si sfoga: «Ci sono riunioni e momenti in cui persino Adenauer e De Gasperi diventerebbero euroscettici...».

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