Pensioni, dietrofront su "baroni" e primari

Mercoledì 30 Luglio 2014
Pensioni, dietrofront su "baroni" e primari
ROMA - Professori universitari e primari non potranno essere mandati in pensione prima dei 68 anni. Si alza così la soglia d'età prevista per le uscite obbligate: la commissione Affari costituzionali della Camera è, infatti, tornata sulla modifica inserita venerdì scorso nel decreto legge di riforma della Pa, che fissava l'età per i cosiddetti "baroni" a 65 anni. Ora questo limite resterebbe solo per i medici, mentre i ricercatori sono stati equiparati al resto dei dipendenti pubblici, per cui il tetto stabilito è di 62 anni.
A riscrivere la regola sul pensionamento d'ufficio è un emendamento presentato dal relatore al dl, Emanuele Fiano (Pd), che però precisa come per ogni professore comandato a riposo si debba procedere all'assunzione di almeno un nuovo docente o ricercatore. Insomma, se da una parte la misura che punta a rottamare la pubblica amministrazione viene indebolita, aumentando di tre anni il limite per l'uscita, dall'altra viene imposto un turnover al 100%, almeno per gli istituti accademici. Dalla regola restano invece esclusi i magistrati, per cui è stato anche arduo abolire il trattenimento in servizio, tanto da rendere necessaria una proroga di oltre un anno (dall'ottobre del 2014 al dicembre del 2015). Slittamento che però è saltato per gli avvocati dello Stato.
Tra gli altri emendamenti presentati dal relatore c'è una modifica che consente di sostituire i presidi con i vicepresidi, esonerati dall'insegnamento e rimpiazzati da supplenti, nel caso in cui le graduatorie siano esaurite, evitando così di far scattare il meccanismo della reggenza, per cui una sola persona si ritrovava a guidare più scuole. E ancora una novità interessa i componenti degli organi elettivi di ordini e collegi professionali: saranno fatti salvi dalla regola che esclude il conferimento di incarichi per chi è in pensione.
Una valanga di oltre mille emendamenti, intanto, spinge il governo verso la fiducia sul dl (voto stasera alle 23), mentre la commissione Bilancio della Camera ha verificato le coperture, dando parere favorevole anche quando quello della Ragioneria di Stato era contrario, come su quota '96, che sblocca 4.000 pensionamenti nella scuola, e sulle uscite d'ufficio dei professori universitari.
Sempre ieri a Montecitorio è arrivato il dl competitività. Il decreto è già passato al Senato, dove ha subito diverse modifiche, tra cui le novità sull'Ilva, la doppia soglia Opa e l'eliminazione del tetto dei 1.000 euro per l'uso del contante da parte di stranieri e turisti. Ma altri cambiamenti potrebbero spuntare durante il percorso alla Camera, per iniziativa dell'esecutivo, su vari capitoli, come le energie rinnovabili o i compensi dei manager pubblici di società che emettono titoli o strumenti finanziari.

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