Paura per Vanessa e Greta «Sono nelle mani dell'Isis»

Venerdì 22 Agosto 2014
ROMA - Nelle mani dell'Isis o presto libere. A venti giorni dal loro rapimento in Siria, si torna a parlare di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, ma se il britannico Guardian scrive di due italiane finite nelle mani degli jihadisti dello Stato islamico senza citarne il nome, il quotidiano panarabo al Quds al Arabi riferisce che Vanessa e Greta sono state rapite un gruppo di ribelli che con l'Isis non ha nulla a che fare, che stanno bene e che verranno presto rilasciate. Una cattiva notizia e una buona notizia, entrambe impossibili da verificare. L'unica certezza, al momento, è che delle due cooperanti, rapite all'inizio di agosto, così come di padre dall'Oglio, scomparso sempre in Siria ormai un anno fa, non si sa più nulla.
Dopo la diffusione dell'atroce video che mostra la decapitazione del giornalista americano Jim Foley, l'ipotesi più temuta arriva dunque dal Guardian che, senza fare direttamente il nome delle due cooperanti, stila un elenco degli oltre 20 prigionieri dell'Isis: gli ultimi sequestrati sono un danese, un giapponese e due donne italiane, appunto. Il quotidiano britannico non dice di più - e al momento questa indiscrezione non avrebbe trovato conferma - mentre il giornale arabo dedica a Vanessa e Greta un articolo ricco di particolari, citando una fonte del gruppo di ribelli Ahrar ash Sham che avrebbe annunciato la cattura di uno dei rapitori delle ragazze. La fonte assicura al giornale che le due cooperanti «stanno bene» e che saranno liberate «forse nelle prossime ore». E spiega che il rapitore finito nelle mani del gruppo avrebbe confessato che «stava trattando con le autorità italiane per raggiungere un accordo su un riscatto». Si tratterebbe di un «membro di una brigata dell'opposizione siriana» - e dunque non dello Stato islamico - catturato nei pressi di Sarmada, località a ridosso del confine con la Turchia nella regione di Idlib.
La linea della Farnesina sugli *taliani rapiti nel mondo - sei i casi in questo momento - resta sempre la stessa: tutti i canali immediatamente attivati, silenzio stampa, massimo riserbo, contatti diretti solo con i familiari. Che, in queste ore, seguono con un misto di paura e speranza le voci che si rincorrono. «Siamo ottimisti e speriamo di riabbracciare al più presto Vanessa e la sua amica Greta - ha detto il padre di Vanessa, Salvatore Marzullo - anche se l'angoscia cresce».
Ma quante sono le milizie e le sigle terroristiche presenti tra Iraq e Siria? Tre i principali gruppi, ciascuno legato a diversi attori regionali e internazionali. 1) Gli jihadisti dello stato islamico: attivi dal 2013 in Siria, nascono nella regione occidentale irachena di al Anbar, a maggioranza sunnita, come una milizia qaedista anti-occidentale. Dopo aver apertamente preso le distanze dai vertici internazionali di al Qaida, i miliziani dello Stato islamico hanno conquistato la seconda città irachena di Mosul diventando padroni di vaste zone della piana di Ninive. La loro forza è attestata in decine di migliaia di combattenti provenienti da ogni angolo del pianeta, ben addestrati e ben armati. 2) Gli jihadisti sciiti libanesi e iracheni: attivi dal 2012 in Siria, sostenuti direttamente dall'Iran, combattono «sulla via della jihad». Dall'estate scorsa circa un milione di jihadisti sciiti iracheni si sono arruolati col beneplacito del governo di Baghdad e degli Stati Uniti per contrastare l'avanzata dell'Isis in Iraq. 3) I miliziani delle opposizioni siriane: il loro numero è stimato attorno alle 100.000 unità, ma sono quanto mai frammentati. Attualmente, la maggior parte si trova a combattere su due fronti: contro Damasco e contro lo Stato islamico.
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