Nordio: «Poteva andare in aula»

Giovedì 24 Luglio 2014
Prima malato, con il rischio di conseguenze anche "fatali". Poi dimesso in fretta e furia. I pubblici ministeri veneziani, che indagano sul caso Mose, vogliono vederci chiaro sull'evoluzione delle condizioni di salute di Giancarlo Galan. E così, dopo il sequestro delle cartelle cliniche nell'ospedale di Este, sentiranno anche i medici che, a vario titolo, si sono espressi sul paziente eccellente. Troppo contrastanti certe dichiarazioni che accennavano a un pericolo di vita, ancora prima della frattura, per poi arrivare alle dimissioni dell'altro giorno. La Procura, soprattutto, si affiderà al giudizio dei medici del carcere di Opera - una delle poche strutture che assicurano un'assistenza ospedaliera, scelta proprio per questo - per avere un giudizio più distaccato sulle condizioni dell'arrestato. Se non dovesse essere confermata la necessità di un ricovero, per Galan potrebbero aprirsi le porte di una normale cella.
Ieri il procuratore aggiunto Carlo Nordio è entrato anche nel merito della polemica sulla possibilità di difesa in Parlamento, che sarebbe stata negata Galan, sottolineando come proprio dalla lettera di dimissioni dall'ospedale di Este, acquisita agli atti, emerga una «patologia perfettamente compatibile con un trasporto in Parlamento per difendersi». La richiesta di rinvio per difendersi in aula sarebbe stata assolutamente giustificata se l'«impedimento fosse risultato assoluto» ha argomentato Nordio. Invece... «Le fotografie del diretto interessato con un piccolo gesso hanno fatto il giro d'Italia e ricordiamo che in Parlamento più di una volta sono andati parlamentari con l'ossigeno o in barella - ha ricordato il procuratore aggiunto -. Nemmeno noi sapevamo questo». Per Nordio è stato un «fatto singolare» che «mentre si svolgeva il dibattito alla Camera sul rinvio, era già stata firmata dalla direzione sanitaria dell'ospedale dove l'onorevole era ricoverato una lettera di dimissione» dalla quale emergeva, appunto, uno stato di saluto compatibile con la difesa a Roma. Una «vicenda abbastanza paradossale perché si è discusso sul nulla».
Ieri mattina, intanto, i difensori di Galan, gli avvocati Antonio Franchini e Nicolò Ghedini, hanno presentato ricorso al Tribunale del riesame contro l'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Al momento la difesa sta ancora valutando se chiedere anche gli arresti domiciliari al giudice per le indagini preliminari che ha firmato l'ordinanza, Alberto Scaramuzza. Vista la struttura scelta per la detenzione, gli avvocati sarebbero intenzionati ad aspettare il giudizio del Tribunale del riesame. Con ogni probabilità il presidente Angelo Risi fisserà l'udienza per il 1. agosto. Già domani mattina, invece, Galan sarà interrogato per rogatoria nel carcere di Opera dal gip di Milano Cristina Di Censo.
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