«Non tocchiamo le pensioni»

Venerdì 29 Agosto 2014
RIMINI - Il Jobs Act del governo Renzi non si arenerà in «una scazzottata sull'articolo 18», perché è l'errore fatto in passato, quando poi così «non abbiamo combinato niente: tante legnate ma risultati zero». Il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dal Meeting di Rimini fa chiarezza dopo il dibattito che si è animato in pieno agosto. Separa nettamente «la discussione politica» che si è accesa sull'articolo 18 dal timone del Governo che per la riforma del mercato del lavoro è fermo sulla stessa rotta, che resta quella di «un disegno organico, di un approccio complessivo» oggi, dopo il primo decreto, ancorato al testo della legge delega in discussione in Parlamento: «Per il ministro quello è il testo di riferimento, è il testo del governo», si potrà migliorare, non stravolgere. E resta per primavera 2015 il traguardo finale di una riforma resa già operativa dai decreti attuativi.
Sull'art.18 interviene a distanza anche il «collega» di governo Maurizio Lupi che con Ncd è a favore di un intervento.
Ma il pressing è moderato: «sarebbe - dice - il segnale che l'Italia vuole guardare seriamente al cambiamento, a un cambiamento coraggioso».
Nulla è poi in cantiere sulle pensioni: «Sono stato frainteso», dice Poletti. Restano valide le parole del ministro sull'esigenza di coniugare «equità e crescita», e eventualmente con un «atto di solidarietà nel sistema previdenziale», ma è solo un discorso «in linea di principio», perché «nessun progetto» è oggi sul tavolo dell'esecutivo di Matteo Renzi.
Attriti nel rapporto con il premier? «Ci siamo sentiti ieri. Assolutamente no», nella squadra di governo «mi sento stabilissimo»: per Poletti anche questo è stato un punto da archiviare dopo recenti indiscrezioni di stampa.
Introdurre «caratteristiche diverse di flessibilità» resta un punto fermo del progetto di riforma del mercato del lavoro; Così come lo strumento resta il contratto a tutele crescenti (dove una esclusione a tempo dovrebbe essere il punto di ricaduta sul delicatissimo terreno dell'articolo 18): il governo vuole «una buona regolazione» che possa influenzare positivamente le scelte delle imprese su assunzioni e investimenti, e vuole che le nuove forme contrattuali che serviranno a imprimere una svolta abbiano un costo più basso «quantomeno nella fase iniziale», perché le aziende non adotterebbero soluzioni diverse dalla «formula più efficiente ed economica» disponibile.
Poletti ha «fiducia», sottolinea: «Se tutti insieme faremo questo sforzo e tutti ci prenderemo un pezzetto di responsabilità i risultati non potranno che arrivare», è il messaggio che dal Meeting invia a imprese e sindacati.
In «un Paese abituato a pensare che vincono le rendite e non le opportunità», avverte ancora, il primo passo oggi deve essere «cambiare testa», perché altrimenti «non cambiano neanche le norme»: va superata una logica tutta improntata su «conflitto e contratto», sull'idea che «l'impresa è il posto dove si sfrutta il lavoro» e che servono quindi «paletti e filo spinato». Basta contrapposizioni: «Quando il primo maggio faremo la Festa del Lavoro e dell'Impresa avremo finalmente capito», dice il ministro.

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci