Matteo e Flavio pranzo freddo: «Così sei fuori»

Venerdì 6 Marzo 2015
Matteo Salvini è rimasto allibito, senza parole. Il pranzo con Flavio Tosi in un ristorante del centro di Milano per scongiurare la rottura e trovare un punto di caduta, anche alla luce del rapporto personale di antica data tra i due quarantenni, non pareva andato poi male. Certo, Salvini non aveva gradito affatto mercoledì la spaccatura in Regione ad opera del presidente della Liga, il fedelissimo di Tosi, Luca Baggio, con la nascita di un gruppo motivata con la svolta a destra della Lega («proprio Tosi parla che a Verona governa con gli skinheads», commentano i salviniani milanesi). E Matteo era stato fermo nel ribadire il no alla richiesta di Tosi di ritirare l'aut-aut imposto dal Federale sulla doppia tessera Lega-Fondazione (Tosi deve decidere entro lunedì), forte dell'appoggio di Roberto Maroni, amico e grande sponsor tosiano, però parecchio infastidito dalle incursioni dei Fari in Lombardia e dai problemi creati in Veneto. Ma Salvini aveva aperto sulle liste alle Regionali e su un futuro di primo piano per il segretario della Liga. L'offerta era questa: tu Flavio hai mano libera sulla lista Lega, ma è giusto che Zaia possa dire la sua, mentre non metti becco sulla lista civica del governatore. Di una terza lista Tosi neanche a parlarne, anche per l'irremovibilità di Luca Zaia, per quanto il sindaco di Verona anche ieri avesse insistito, tra una frittura di pesce e un filetto ai carciofi.
L'incontro termina con Tosi che non dice nè sì nè no, si prende tempo per pensarci. I due si salutano, Salvini torna in via Bellerio, legge l'agenzia di stampa e resta di sasso. Tosi si era precipitato a commentare su Radio 2 con queste parole: «È stato un incontro interlocutorio, sono incazzato ma lucido - sono le sue parole - Per fortuna le liste non si presentano ora, vediamo se c'è margine per ricomporre oppure no, il problema nasce da quel provvedimento di lunedì dov'è stata commissariata la Liga Veneta. Noi lo riteniamo assolutamente immotivato. Ci siamo confrontati per capire se ci può essere margine per ricucire una frattura profondissima». Lasciando aperta ogni strada: «Tutto può succedere».
Una doccia gelata sull'estremo tentativo di Salvini di evitare la rottura. Un tentativo voluto dal leader federale, comunque non felice della rottura, ma non tanto per il timore che la fuoriuscita di Tosi e la sua candidatura a capo di un terzo polo possa far perdere Zaia («Luca vince in ogni caso»), quanto soprattutto le tante battaglie fatte insieme, i sogni condivisi. Un assist, dunque, a un compagno di strada in difficoltà, ad un Tosi mollato anche da molti presunti «amici» veneti che gli hanno già fatto sapere che non lo seguiranno fuori dal Carroccio. «Vediamo se Tosi ha capito che sta sbagliando», aveva pensato Salvini. E sapendo quanto il sindaco sia un carattere orgoglioso aveva creduto che un suo invito a pranzo, loro due soli, avrebbe potuto ripristinare un clima di fiducia. Ma il dopo-pranzo gli ha bloccato la digestione. E i toni di Salvini si sono fatti più duri: «Io ci ho messo tutta la pazienza e la buona volontà ma sono stufo di occuparmi di beghe. Non intendo continuare a lungo questo tira e molla. Non mi serve gente che attacca la Lega da dentro, non posso permettere che finiamo sui giornali per queste menate».
Non a caso, a ruota delle dichiarazioni di Tosi, è stato l'altro amico del sindaco veronese, Roberto Maroni, a intervenire con l'ultimo avvertimento, del tipo fermati perchè vai a sbattere: «Ho detto e ripetuto a Flavio che sbaglia se vuole andare fino in fondo, uscire dalla Lega e candidarsi contro Zaia - ha detto Maroni - Farebbe un danno a sè e alla Lega e non ce n'è motivo. Stimo Flavio, lo conosco bene, l'ho difeso quando era minacciato di espulsione, ma nel partito prima di tutto viene la questione politica. Spero gli passi l'incazzatura e mantenga la lucidità, mi auguro che stasera rientri questa malaugurata intenzione di uscire. Altrimenti grande rammarico, ma il candidato della Lega è Zaia». In Veneto il fronte Zaia è rimasto sorpreso, perplesso, anche seccato, di fronte all'iniziativa di Salvini, brontolii a mezza bocca, «dobbiamo capire meglio», ma commenti ufficiali rimandati a domani. Un ex parlamentare non vede trappole: «Salvini ha dovuto fare questo passaggio con Tosi per cercare di tenere unito il partito». Parla Gian Paolo Gobbo, il "padre" della Liga: «Non si deve tornare a situazioni di instabilità. Bisogna fare chiarezza, ci sono troppe incompatibilità».
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