Lavoro, la partita al Senato si gioca su tre punti

Venerdì 25 Aprile 2014
ROMA - Formazione pubblica per l'apprendistato, violazione del tetto dei contratti a termine e numero massimo di proroghe. Su questi tre punti si giocherà la partita del decreto legge lavoro, all'interno della maggioranza. Dopo il via libera della Camera, che ieri - blindato da un corposa fiducia (la sesta del governo Renzi) - ha approvato il provvedimento con 283 voti favorevoli, 161 voti contrari e un astenuto, il confronto si sposta al Senato, dove Scelta civica e Ncd hanno già ipotecato il voto, chiedendo come garanzia il ritorno alla versione più vicina al decreto originale. Si dovranno però scontrare con la sinistra del Pd, che ha ottenuto risultati a cui non intende rinunciare. Il tentativo di mediazione fatto dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, non ha avuto successo, anche se è stato apprezzato dalle diverse voci della maggioranza, e probabilmente si ripartirà da lì.
Ma come si presentava il decreto legge uscito dal Consiglio dei ministri e com'è adesso? Rispetto al testo del governo, che cancellava la formazione pubblica obbligatoria per l'apprendistato, la versione uscita da Montecitorio ne prevede un parziale ritorno. Spetterà infatti alle Regioni fornire il servizio, entro 45 giorni, altrimenti i datori potranno ritenersi esonerati.
Altro punto di scontro è stata l'introduzione, in commissione, dell'obbligo di assunzione a tempo indeterminato, per i datori che sforano il tetto del 20% dei contratti a tempo determinato. In pratica tutti gli assunti a tempo determinato, oltre il tetto del 20%, diventeranno automaticamente a tempo indeterminato. La proposta di Poletti, invece, prevedeva il pagamento di una sanzione pecuniaria per gli imprenditori che utilizzano un numero eccessivo di contratti a termine. Ultima modifica introdotta nel passaggio alla Camera, su cui si chiede di intervenire ora al Senato, riguarda il tetto di proroghe per i contratti a tempo determinato, che è passato da otto (nella versione iniziale) a cinque (nel testo uscito da Montecitorio) nell'arco di 36 mesi.
Per Renato Brunetta, capogruppo di Fi, «il testo originale ci piaceva, azzerava le infamità della legge Fornero, adesso è peggiorato». Giudizio negativo anche dal segretario della Cgil, Susanna Camusso: «Continueremo l'iniziativa affinchè il Senato tolga l'ulteriore aggiunta di precarietà».