LA RIFORMA del lavoro

Venerdì 21 Novembre 2014
ROMA - Nuovo botta e risposta tra il premier ed i sindacati. E nuovi scontri tra centri sociali e polizia, con qualche carica contro i manifestanti in attsa di Renzi, in visita a Parma. «Anziché passare il tempo ad inventarsi ragioni per fare scioperi, mi preoccupo di creare posti di lavoro», dice il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dopo la decisione della Cgil e della Uil di andare allo sciopero generale il 12 dicembre, mentre la Cisl scenderà in piazza con le sole categorie del pubblico impiego il primo dicembre. I sindacati non ci stanno e pur con motivi diversi respingono l'attacco. È «irrispettoso per il lavoro e per il sacrificio dei lavoratori», replica il numero uno della Cgil, Susanna Camusso, che va al contrattacco: «Dialoga solo con chi gli dà ragione», invece «bisognerebbe ascoltare le ragioni del disagio nel mondo del lavoro e dare risposte positive», dice Camusso, tornando a sostenere le ragioni dello sciopero generale contro il Jobs act e la legge di stabilità (con le misure del governo si «torna al 1800» e «non si crea lavoro»). Anche il segretario generale aggiunto della Uil, Carmelo Barbagallo, che domani sarà eletto alla guida del sindacato al posto del dimissionario Luigi Angeletti, difende la scelta dello stop: «Non c'è niente da inventare, è chiara la situazione del Paese. Magari inventassimo cose che servono per il nostro benessere». E ne approfitta per ribattere, in tono sempre ironico, anche al presidente di Confindustria: «Squinzi dice che a loro lo sciopero fa bene? Si vede che rappresenta solo le aziende sfigate...». Il leader della Cisl, Annamaria Furlan, risponde, invece, chiedendo di fare un distinguo netto: «Il presidente del Consiglio intanto deve smetterla di dire "i sindacati"». E spiega: lo sciopero del pubblico impiego «ha un obiettivo molto chiaro, il rinnovo del contratto, da sei anni bloccato». Ribatte, alle altre sigle, che nemmeno con le «manovre lacrime e sangue del governo Monti» si è fatto lo sciopero generale, «non possiamo avere pesi diversi a seconda di chi è al Governo». Anche il premier rileva che «ci sono stati più scioperi in queste settimane che contro tutti gli altri governi» e insiste sul fatto che il governo «sta cercando di mettere in piedi tutte le azioni per far ripartire il lavoro». E comunque sia, torna a garantire, «noi abbiamo promesso che cambieremo e, piazza o non piazza, le cose le cambiamo».
Il viaggio del premier a Parma, ieri, prima di andare a Bologna a concludere la campagna elettorale di Stefano Bonaccini per le regionali di domenica, ha toccato tre aziende d'eccellenza: la Pizzarotti costruzioni, la Dallara e la Barilla. Tutti luoghi, ha detto Renzi, dove lavoratori e imprese non si dividono, ma si rimboccano le maniche insieme.
Ma la sua attenzione principale si è rivolta, soprattutto, ai suoi ex colleghi sindaci. E con uno in particolare, un po' inaspettatamente, ovvero quel Federico Pizzarotti, sindaco a cinque stelle di Parma, già finito nel mirino di Grillo per «intelligenza col Pd». I due hanno avuto un lungo colloquio, poi sono andati insieme alla Barilla, nel breve viaggio in auto che separa l'azienda dal centro di Parma. Prima dell'arrivo di Renzi, manifestanti dei centri sociali in attesa del premier si sono fronteggiati con la polizia, che ha dovuto effettuare qualche carica per rompere il fronte che tentava di forzare il cordone dei poliziotti.
Pizzarotti ha chiesto aiuto al governo a nome dei comuni che recentemente hanno anche dovuto fare i conti con l'alluvione: non gli ha risparmiato critiche sui tagli della legge di stabilità, ma gli si è rivolto con un tono ed una volontà di dialogo a cui Renzi non è certo abituato nei suoi rapporti con il M5s.
«Lo Stato - ha detto Renzi ai sindaci - deve dimagrire e agli enti locali proponiamo uno scambio: anche i Comuni devono far parte di questo percorso, ma dall'altra parte cancelliamo gli obblighi stupidi. Inoltre allarghiamo lo spazio di patto di stabilità dell'80%, di fatto il prossimo anno il patto non c'è: avete progetti pronti, cantieriamoli».

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