ROMA - Ma non le avevano già tagliate le auto blu? Invece le cose non stanno così. Al ministero della Funzione Pubblica smentiscono che sia in atto un gigantesco bluff. L'ottimismo si spiega con quello che qualcuno chiama il lanciafiamme. Si tratta della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di un banale Dpcpm (Decreto della Presidenza del consiglio dei ministri) che a oltre sei mesi dal decreto anti-auto blu ha messo nero su bianco tutte le regole destinate a disciplinare quasi l'estinzione dell'odiato simbolo del privilegio. Dapprima il Tesoro ha dovuto esaminare il decreto attuativo per verificare che tutto fosse in ordine, che i tagli fossero proporzionali al numero degli alti papaveri presenti nelle piante organiche dei ministeri e che non ci fossero scappatoie. Poi il dossier si è trasferito alla Corte dei Conti che ci ha messo un mese per porre una serie di chiarimenti e un altro mese per recepire i chiarimenti. E mentre nel decreto originario c'era scritto che le amministrazioni avrebbero dovuto avviare i tagli delle auto blu «a partire dal novantesimo giorno dalla sua approvazione e senza aspettare i decreti attuativi», gran parte dei ministeri ha preferito attendere che i timbri fossero al loro posto prima agire.
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