«La Bce comprerà titoli di Stato»

Venerdì 25 Aprile 2014
«La Bce comprerà titoli di Stato»
ROMA - La Banca centrale europea è pronta ad agire contro l'euro troppo forte. Studia l'acquisto di titoli governativi contro i rischi di deflazione e nuovi prestiti cartolarizzati se il mercato del credito bancario dovesse peggiorare. A dirlo è il presidente Mario Draghi, che con un occhio all'euro troppo forte e una replica a chi giudica la Bce troppo sensibile ai rischi d'inflazione e troppo poco a quelli di deflazione, aggiunge: «Non torneremo in tempi brevi» alla prevedibilità del passato.
Per ora dunque l'istituto centrale di Francoforte non ha allcuna intenzione di abbandonare la strada delle misure straordinarie, a differenza di quanto avviene per l'americana Federal Reserve e per la Banca d'Inghilterra.
Ma è sui dettagli che il discorso del presidente, ribadendo l'unanimità dei consiglieri Bce a usare misure straordinarie, rappresenta un piccolo passo avanti rispetto a quanto comunicato da inizio marzo. Nel radar della Bce figurano rischi diversi che potrebbero richiedere interventi corposi e differenziati. Il primo rischio: «un ingiustificato inasprimento delle condizioni di politica monetaria», che potrebbe innescare «misure convenzionali» come un taglio dei tassi (oggi allo 0,25%), o la non sterilizzazione dei 175 miliardi di titoli pubblici comprati fra il 2010 e il 2011. Sarebbe probabile, in questo contesto, anche l'introduzione di tassi negativi sui depositi delle banche presso la Bce. L'innesco potrebbe venire da un rialzo dei tassi monetari a breve, tutt'altro da escludere con la liquidità in eccesso delle banche scesa sotto la soglia dei 100 miliardi per la prima volta dal 2011, o l'euro troppo forte.
Il secondo rischio: un credito bancario che non riparte e resta troppo disuguale fra i Paesi dell'euro. Per fronteggiarlo, la Bce studia «un'operazione di rifinanziamento a più lungo termine mirata», dunque un nuovo maxi-prestito (questa volta condizionato ai prestiti all'economia reale) alle banche. Oppure «un programma di acquisti di attività cartolarizzate», spiega Draghi. In questo modo la Bce verrebbe indotta ad acquistare prestiti "impacchettati", liberando le banche della loro esposizione verso famiglie e imprese per stimolarle a prestare di più.
Il terzo rischio, la deflazione, cioè la discesa dei prezzi, specie se prolungata. «Assistiamo - spiega Draghi - ad un peggioramento delle prospettive di inflazione nel medio termine (cioè un calo dei prezzi n.d.r.), che richiederebbe un più ampio programma di acquisti di attività». Le "attività" acquistabili alle quali fa riferimento sarebbero appunto i titoli di Stato (ma anche titoli privati), unico mercato nell'Eurozona che abbia le dimensioni adeguate per smuovere il tasso d'inflazione. Molto dipenderà dagli sviluppi dei prezzi nei prossimi mesi: dopo la gelata di marzo (+0,5% in Eurozona), l'inflazione di aprile (la stima EUrostat esce il 30) potrebbe essere decisiva per le scelte del Consiglio Bce dell'8 maggio a Bruxelles.
Gli economisti si aspettano un +0,8%, un rimbalzo dovuto agli stessi fattori tecnici (la Pasqua anticipata a marzo lo scorso anno) che hanno causato la caduta inattesa del mese scorso: si allontanerebbe così il quantitative easing, cioè l'iniezione di moneta nuova sul mercato attraverso l'acquisto di titoli, da parte della Bce. Se invece l'inflazione si confermasse ai livelli di marzo, la Banca centrale europea potrebbe intervenire.