STRASBURGO - La larghe intese tengono al Parlamento europeo e mentre Matteo Renzi al Senato illustra il vertice di oggi, a Strasburgo la plenaria dà il via libera alla nuova Commissione europea guidata da Jean Claude Juncker con 423 sì, 209 no, e 67 astenuti. Praticamente unanime l'ok dei popolari (solo due dissidenti, tra cui la francese Rachida Dati) e dei liberali (sei astenuti), non compatto invece quello dei socialisti: astenuti gli spagnoli del Psoe, Sergio Cofferati ha invece votato no come gli euroscettici di Ukip e M5S, l'estrema destra di Le Pen e Lega, l'estrema sinistra della Gue, i Verdi e la maggior parte dei conservatori. Juncker annuncia che «da stanotte» si metterà subito al lavoro sul piano di investimenti da 300 miliardi assicurando che lo presenterà «entro Natale» e lancia messaggi di continuità rispetto all'era Barroso II, gelando le aspettative di cambio di passo di Renzi («adesso si volta pagina»). «Non ci sono due Commissioni - dice Juncker - ma una sola, un'unica voce». In particolare sui criteri della valutazione dei progetti di bilancio. Che fanno tenere il fiato in sospeso tanto a Roma quanto a Parigi. «Le regole di stabilità non si cambiano», mette le mani avanti il neo presidente in aula.
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