«Il Consorzio, sistema illecito»

Giovedì 21 Agosto 2014
«Il Consorzio, sistema illecito»
Era un «sistema a sfondo illecito» quello creato dal Consorzio Venezia Nuova «per la creazione di una rete di appoggi, connivenze e complicità, in grado di creare provviste extracontabili di pronto utilizzo per il pagamento di somme a esponenti della pubblica amministrazione a diversi livelli - politici, burocratici, tecnici, di controlo»
È il Tribunale del riesame di Milano a fornire un'ulteriore conferma al quadro probatorio delineato dalla Procura di Venezia nell'inchiesta sulle presunte "mazzette" per i lavori del Mose. Un "sistema" che prevedeva pagamenti «anche a prescindere dall'ottenimento di specifici risultati (comunque parallelamente perseguiti a seconda delle emergenze e delle esigenze) che comunque garantissero al Cvn di proseguire nelle proprie attività».
«SISTEMA ILLECITO» - I magistrati lombardi si stanno occupando dello stralcio delle indagini relative a Mario Milanese (all'epoca stretto colaboratore del ministro dell'economia, Giulio Tremonti) e al generale della Guardia di Finanza Emilio Spaziante, entrambi accusati di corruzione: il primo in relazione a 500mila euro che l'ex presidente del Cvn, Giovanni Mazzacurati, dice di avergli versato per ottenere il via libera ad alcuni fondi per il Mose; il secondo a presunte mazzette (altri 500mila euro, su 2milioni promessi) in cambio di informazioni riservate sull'indagine all'epoca appena avviata dalla Guardia di Finanza.
LE VIOLAZIONI FISCALI - Nell'ordinanza di 32 pagine con cui due settimane fa è stato confermato il carcere per Milanese, è effettuata un'analisi complessiva sulla fondatezza dell'inchiesta Mose: a convincere i giudici di Milano della solidità del quadro probatorio vi è innanzituto il fatto che «le indagini nascono a prescindere da dichiarazioni di chiamanti in correità, ed attengono a fatti posti a fondamento degli "strumenti" a disposizione della "struttura": le violazioni di natura tributaria ed altri meccanismi fraudolenti che consentono di disporre di una cassa di fondi "neri" per la gestione illecita della "macchina" - come definita da Piergiorgio Baita», ex presidente della Mantovani.
Insomma, a fondamento delle accuse ci sono innanzitutto dati oggettivi, acquisiti nel corso dell'accertamento fiscale a carico di Mantovani e Cvm; elementi che poi «si arricchiscono, con le intercettazioni telefoniche e ambientali, con le voci dirette dei soggetti che mantengono in vita la struttura e la alimentano, costribuendo a delineare episodi - oltre che la trama generale - specifici, ricostruiti a prescidenre dalle dichiarazioni successive dei chiamanti in correità», scrive il Riesame di Milano.
CONFESSIONI CREDIBILI - Le confessioni di Mazzacurati, Baita e Claudia Minutillo (ex segretaria dellallora Governatore del Veneto, Giancarlo Galan) nonché degli altri indagati che hanno collaborato con la Procura di Venezia, costituiscono un successivo riscontro ad «elementi già a disposizione degli inquirenti»: circostanza che rafforza la loro credibilità e attendibilità.
Il Riesame di Milano scrive che è assai difficile ipozzare che «una volta divenuta nota a Mazzacurati la mole di informazioni a disposizione degli inquirenti, egli abbia potuto in qualche modo "manipolare" tali elementi per accusare soggetti "estranei" e proteggerne altri». E rilevano che le dichiarazioni di Baita non sono in contraddizione con quelle di Mazzacurati. Analoghe conclusioni a cui è giunto il Riesame di Venezia nel confermare il carcere per Galan, per l'ex assessore regionale alle Infrastrutture, Renato Chisso e per altri indagati che, secondo gli inquirenti, hanno avuto un ruolo di primo piano nei vari episodi di corruzione. L'inchiesta nel frattempo prosegue e, dopo l'estate, non è escluso che possano giungere nuove sorprese.
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