I lavori affidati a Mantovani, Impregilo e Coveco

Sabato 26 Luglio 2014
La Procura della Repubblica di Venezia ha aperto un'inchiesta sui lavori della terza corsia A4 Venezia-Trieste. La conferma è venuta ieri dagli ambienti giudiziari lagunari, dove gli accertamenti vengono coordinati - in parallelo con le inchieste attorno al Mose - dal Pubblico ministero Stefano Ancillotto.
Gli inquirenti, che hanno a suo tempo acquisito sia gli atti in possesso della Regione Veneto (come si è già riferito) che altri documenti relativi ai cantieri del primo lotto Quarto d'Altino-San Donà, intendono accertare se possano essere configurate analogie fra il "sistema" messo a nudo per il Mose e le gare d'appalto relative alla grande arteria autostradale del Nordest.
Le indagini sono coperte dal massimo riserbo, tuttavia si è appreso che la Procura avrebbe già riscontrato alcune anomalie, sulle quali si stanno ora realizzando approfondimenti istruttori. Come si sa, il primo lotto della terza corsia è stato aggiudicato a un'Associazione temporanea d'imprese alla quale partecipano Mantovani, Impregilo e Coveco. La presenza della Mantovani non rappresenta, naturalmente, una prova, tuttavia sostanzia il sospetto degli inquirenti.
Ma in realtà l'indagine potrebbe spaziare anche su altri lavori della medesima grande opera. La domanda alla quale la Procura veneziana intende trovare risposta è in sostanza: i metodi illegali scoperti sul fronte veneziano sono stati o meno adottati anche per altri grandi lavori pubblici come la terza corsia? Occorrerà probabilmente del tempo per scrivere questa pagina in un senso o nell'altro.
Intanto sale l'incertezza sul terzo lotto (Tagliamento-Gonars, ora Portogruaro-snodo di Palmanova), già nel 2010 assegnato all'associazione fra Pizzarotti e Rizzani de Eccher. Quest'ultima è stata colpita da un decreto di revoca dell'affidamento per mano della presidente-commissario Debora Serracchiani, sulla base di un'informativa interdittiva adottata dalla Prefettura di Udine. Entrambe le misure sono ora soggette a impugnazione davanti al Tar, con ricorso che sarà formalizzato dall'impresa all'inizio della prossima settimana.
La Rizzani de Eccher, che opera in 20 Paesi sparsi in tutto il mondo, considera fortemente ingiusta la misura, che le impedisce di partecipare a gare indette da Pubbliche amministrazioni italiane. Ma perché si è ritenuto di mettere in campo una misura interdittiva così pesante, per conseguenze e per immagine? Storie vecchie di decenni? O storie "fresche" riguardanti il Mose o appalti ad esso correlabili? Nossignori, niente di tutto questo.
Occorre spostarsi all'Est del Nordest, in quell'incantevole baia di Sistiana, nel Golfo di Trieste, dove la Rizzani de Eccher ha realizzato un villaggio turistico da sogno: Portopiccolo. Secondo l'impostazione che ha ispirato l'informazione interdittiva, infatti, il sistema di micro-parcellizzazione in sub-appalti adottato dalla società friulana porrebbe in linea teorica la questione del rischio di infiltrazioni da parte della malavita organizzata. A Sistiana hanno lavorato 287 imprese con circa tremila lavoratori complessivi e picchi di presenza di 700 addetti al giorno.
Un teorema, secondo la Rizzani de Eccher, che non ha costrutto alcuno. E che ora si prova a "smontare" in due distinte sedi istituzionali: innanzitutto il Tar, come si è detto, per conseguire prima la sospensione e poi l'annullamento della misura interdittiva e del decreto di revoca dei lavori firmato dal commissario Debora Serracchiani (peraltro un atto tecnicamente dovuto); ma anche il Ministero dell'Interno, dal quale dipende la Prefettura di Udine che ha emanato il "veto" antimafia.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci