I bersaniani: per ora siamo tornati in maggioranza

Sabato 31 Gennaio 2015
I bersaniani: per ora siamo tornati in maggioranza
Eccolo lì, il trio anti-Renzi in servizio permanente effettivo: Fassina, D'Attorre, Zoggia. Ma, sorpresa, per una volta i tre bersaniani stanno insieme non contro bensì a favore del premier, sorridono, scherzano: «Siamo tornati in maggioranza, almeno per qualche giorno». Ci saranno ripercussioni di questo inedito schieramento assieme a Vendola sul Quirinale rispetto alla legge elettorale? «Non è il tema del momento, fateci stare per un giorno in maggioranza», ripetono. Davide Zoggia spiega il placet di Bersani a Mattarella, l'ultimo tassello che mancava per il disco verde definitivo all'interno del Pd: «Pier Luigi è stato coerente, Mattarella era il petalo principale della rosa dell'altra volta, gli altri erano Marini e Amato, non è stata una cosa calata all'improvviso». «E' inutile girarci attorno, una linea alternativa e un candidato alternativo non c'erano», riconosce D'Attorre. No, dai bersaniani problemi a Mattarella, e a Renzi, non dovrebbero arrivarne.
Ma nel Pd, nel corpaccione ex diessino che in teoria, poteva vantare ben quattro candidati nella categoria degli ex segretari (Fassino, Veltroni, Bersani, Epifani), non è che tutto sia stato superato, i mugugni si sentono, la delusione si tocca con mano. Si trasferirà nel segreto dell'urna? Lo negano tutti, ma non con convinzione. «Alla fine i delusi o i vedovi di candidati non decollati non saranno più di 30-40», il pronostico di Lorenzo Guerini, che sta lavorando per ridurre al minimo l'area vedovile dentro il partito. Il mugugno c'è. «Beh, non è una bella cosa vedere un premier che candida qualcuno per il Colle, non è istituzionalmente corretto», confida il prodiano Franco Monaco a un collega. Un'altra linea mugugnante si manifesta con queste parole di qualche esponente dalemiano o all'ex leader dei Ds riconducibile: «La candidatura di Mattarella, giudice della Consulta, ha avuto l'effetto di spaccare il Parlamento e la maggioranza di governo. Altro che presidente di tutti, dovrebbe rinunciare». E questi sono i vedovi di Giuliano Amato, la vera candidatura alternativa rimasta in pista fino alla fine. E altri ex diessini: «Quando Renzi ha tirato fuori la categoria degli ex segretari, o non la si doveva accettare o si doveva essere in grado di presentarne una sola, non di mettersi a litigare a base di lui sì, lui no, e perché non io».
Dalla categoria degli ex ha cercato di svincolarsi Walter Veltroni: non lo si è mai visto a un incontro, non si è fatto largo a gomitate. Racconta Roberto Morassut che fu suo assessore: «Walter ha chiamato Mattarella per congratularsi.
E' contento perché il suo nome è circolato suscitando interesse e attenzione, pur essendo fuori dalla scena politica da due anni. Certo, una cosa l'ha capita, da quella parte, dal Nazareno e da palazzo Chigi, non è che si siano spesi più di tanto, non è che sia venuto un aiuto. Tutt'altro».

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci