«È nato il governo ombra del gruppo Pd», dice un (ex?) bersaniano di quelli non invitati alla riunione di minoranza dem. In realtà è nato qualcosa di più: i trenta e passa deputati del Pd che non hanno partecipato al voto sul Jobs act configurano fin d'ora una nuova area interna, si muovono e si muoveranno come gruppo di pressione per condizionare le scelte parlamentari e del governo. Lo spiega papale papale Pippo Civati, che non ha firmato il documento dei 30 ma solo perché è andato oltre, ha votato direttamente contro, un no tondo, disco rosso. «Adesso il caro Matteo dovrà venire a discutere - afferma - non è che può continuare a presentare provvedimenti e poi chiedere solo di approvarli, prima bisogna di-scu-te-re. A partire dalla legge elettorale». Per questa volta la maggioranza ha retto per un risicato voto visto che ha toccato quota 316, in futuro non potrà continuare così. «Qui, se non tiene Forza Italia, si balla e si va a votare», chiosa un sottosegretario sempre attento agli equilibri politici. Di uno «strappo intollerabile», avrebbe parlato Matteo Renzi, che si prepara all'ennesima direzione (lunedì prossimo) che se non sarà da resa dei conti, comunque le si avvicina. Al Nazareno, Lorenzo Guerini il vice già prende le contromisure: «Hanno altro in testa, ma non staremo con le mani in mano».
Hai scelto di non accettare i cookie
La pubblicità personalizzata è un modo per supportare il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirti ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, ci aiuterai a fornire una informazione aggiornata ed autorevole.
In ogni momento puoi modificare le tue scelte tramite il link "preferenze cookie".