Galan: «Cacciai la Minutillo perchè si prese 500mila euro»

Sabato 26 Luglio 2014
Galan: «Cacciai la Minutillo perchè si prese 500mila euro»
In carcere, mentre stava ritoccando il memoriale consegnato ieri al gip di Milano Cristina Di Censo, Giancarlo Galan aveva detto: «Venderò cara la pelle». Ora sappiamo a cosa si riferiva. Ha svelato gli otto "omissis" di una precedente memoria riguardanti Claudia Minutillo, la sua ex segretaria in Regione Veneto dal 2000 al 2005, anzi la "segretaria di ferro" che tutto controllava e dirigeva, perfino il presidente. E che un anno fa ha cominciato ad accusarlo di avere intascato tangenti. Chi di spada ferisce, a volte di spada perisce. Infatti, Galan parte al contrattacco e accusa la Minutillo di essersi appropriata nel 2005 di una cifra ragguardevole, tra i 400 e i 500 mila euro provenienti da due imprenditori veneti che intendevano in tal modo finanziare la campagna elettorale che si sarebbe conclusa con la rielezione di Galan per la terza volta.
Ma il governatore era all'oscuro sia dell'intenzione dei due munifici finanziatori, sia del fatto che il denaro fosse stato consegnato alla sua segretaria. La quale non gliene aveva parlato. Lui lo aveva saputo solo dopo le elezioni della primavera 2005 quando, incontrando i due imprenditori, era rimasto spiazzato. Loro si aspettavano un ringraziamento per la generosa offerta, lui era caduto dalle nuvole. Ed era venuto fuori il pasticcio.
Questa è la spiegazione che Galan dà in alcuni "omissis" del perchè «dopo poco più di quattro anni di collaborazione decisi di licenziare Claudia Minutillo». È la «più grave delle «molteplici ragioni che mi indussero a tale decisione». Un affondo non da poco. Perchè la Minutillo, già arrestata per false fatturazioni nel 2013, è una delle "gole profonde" che sostengono l'inchiesta sul Mose. Ha confermato di aver ricevuto da Baita, proprio durante la campagna elettorale del 2005, 200 mila euro all'hotel Santa Chiara di piazzale Roma, somma destinata a Galan. La risposta velenosissima del deputato avviene proprio su quella campagna elettorale. Se la sua versione troverà conferma, riuscirebbe a dimostrare, innanzitutto, l'inattendibilità della donna che lo accusa. Inoltre, la plausibilità del fatto che egli fosse stato tenuto all'oscuro anche del finanziamento di 200 mila euro di Baita, per conto della Mantovani. In terzo luogo, l'incontrollabilità, da parte sua, della Minutillo nei contatti esterni a nome del presidente.
Chi sono i due misteriosi imprenditori? Galan ne fa il nome. È ovvio che i pm di Venezia li interrogheranno, per capire se la difesa di Galan sia veritiera. Se si dovesse configurare un finanziamento illecito dei partiti (ma potrebbero anche essere stati vittime di una truffa), il reato è ampiamente prescritto. Galan ha inoltre indicato un numero ristrettissimo di persone, all'interno di Forza Italia, che furono informate della sconcertante scoperta. I responsabili aministrativi e politici del partito diventano testimoni importanti di un capitolo inedito ed esplosivo.
Perchè il Governatore e il partito non denunciarono tutto all'autorità giudiziaria, pur essendo vittime di un'appropriazione indebita? A questa domanda Galan risponderebbe con la parte di memoriale in cui racconta quel 2005, da una parte trionfale, ma anche turbolento per Forza Italia in Veneto. «Dopo le elezioni del 2005 la struttura di Forza Italia si era modificata a livello regionale - ha scritto l'indagato - e ciò a seguito di una profonda spaccatura politica avvenuta con l'allora coordinatore Giorgio Carollo, che aveva seguito con me quella campagna elettorale». Infatti Carollo fondò un proprio partito, ma fu un flop. «Il coordinamento fu commissariato con la nomina dell'avvocato Ghedini (mi pare verso la fine del 2005) il quale aveva il compito di rimettere insieme le varie anime del partito». L'attività politica fu affidata a Marino Zorzato, la delega alla tesoreria andò all'onorevole Lorena Milanato. Insomma, il partito era impegnato su fronti turbolenti.
Galan aggiunge che «per Statuto i coordinamenti regionali di Forza Italia non avevano capacità di spesa, nè potevano impegnarsi in alcun modo, poichè ogni pagamento era centralizzato presso la sede nazionale». Un modo per ribadire che se la Minutillo chiese dei soldi, lo fece al di fuori delle regole del partito.
L'ex governatore è poi tassativo nell'escludere di aver raccomandato la Minutillo a Piergiorgio Baita, dopo averla messa alla porta. Anche se poi se la ritrovò davanti quando nel 2006 e 2007 acquistò quote di due società, Adria Infrastrutture e Nordest, riconducibili proprio all'ex segretaria e al gruppo Mantovani, e diventate una carta in mano all'accusa.

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