ROMA - Il gioco per Teodoro Sgandurra, era diventato una vera e propria dipendenza. Un'ossessione che gli ha fatto dilapidare un intero patrimonio. E che, una volta prosciugato il conto in banca, l'ha spinto a mettere a repentaglio persino il posto di lavoro. Teodoro, responsabile della contabilità dell'ambasciata d'Italia ad Harare, in Zimbabwe, per finanziare la sua debolezza ha sottratto fondi destinati all'ufficio diplomatico. Nel giro di un anno si è messo in tasca ben 240 mila e 522 dollari, che ha poi sperperato tra bische clandestine e casinò. Quando il buco nelle casse dell'ambasciata è diventato troppo evidente, il funzionario è stato scoperto, denunciato, multato e processato. E' finito sul banco degli imputati con l'accusa di peculato. E ora, al termine di un'udienza con rito abbreviato, è stato condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione. Il funzionario infedele, vice commissario ammnistrativo-contabile dell'ambasciata, è stato anche sanzionato dalla Corte dei Conti del Lazio: lo scorso anno i giudici contabili lo hanno condannato a risarcire quasi 180 mila euro al Ministero degli Affari Esteri. Per difendersi, Sgandurra le ha tentate tutte: pur ammettendo di aver sottratto il denaro, si è giustificato dicendo di essere vittima di una sindrome compulsiva da gioco d'azzardo. Ha anche esibito agli inquirenti una sfilza di certificati medici per dimostrarlo. Nonostante la provata ludopatia, però, è stato riconosciuto colpevole.
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