Dozzo: «Flavio non se ne andrà Liste? Sarà mia l'ultima parola»

Martedì 3 Marzo 2015
Quando c'è una bella gatta da pelare e si vuol risolvere la questione senza mandare tutto all'aria, usando la difficile arte della buona diplomazia, la fermezza e il guanto di velluto, potete star certi che in Lega Nord si pensa a Gianpaolo Dozzo, trevigiano di Quinto, 61 anni di età, quasi 34 di militanza leghista e quasi 20 di Parlamento. Fu così all'indomani della "deposizione" di Bossi, quando il segretario Roberto Maroni dovette sostituire Marco Reguzzoni, componente di spicco del "cerchio magico" bossiano, nel ruolo chiave di capogruppo della Camera, nel pieno della tempesta per gli scandali Belsito, quando il partito rischiava davvero di spaccarsi. E il delicatissimo ruolo fu affidato a Gianpaolo Dozzo, maroniano sì ma le cui doti di equilibrio erano riconosciute da tutti. Dozzo lavorò in silenzio e riuscì a mantenere unito il gruppo parlamentare. L'anno dopo, quando Maroni decise di commissariare il partito in Friuli Venezia Giulia, travolto da insuccessi politici e tensioni interne, chiamò ancora Dozzo e gli disse: «Gianpaolo ho bisogno di te». E lui obbedì.
Ed è così anche oggi: l'estremo tentativo di Maroni di tenere l'amico Tosi dentro la Lega passa attraverso la strategia, condivisa del resto con Zaia e Salvini, di opporre al sindaco di Verona una risposta moderata, che gli metta paletti precisi, gli impedisca di usare i suoi "Fari" contro la Lega e contro Zaia, gli vieti di utilizzarli come veicolo per l'elezione di una pattuglia di consiglieri regionali che rispondano più a lui che a Zaia, ma che non abbia il senso di una «cacciata» né tantomeno di una "epurazione" di massa dei dirigenti tosiani. E quando s'è trattato di fare il nome del "commissario-mediatore" che avrebbe dovuto sbrogliare la matassa, ecco che Maroni, Zaia e Salvini hanno di nuovo telefonato a Dozzo: «Gianpaolo, c'è bisogno di te». E chissà se Flavio Tosi, adesso, si pente di aver escluso Gianpaolo Dozzo dalle liste della Lega alle ultime elezioni politiche, scelta che a Treviso e non solo a Treviso fu mal digerita dai militanti, e che Tosi impose a forza anche a Maroni, che Dozzo lo voleva in lista. Ma no: anche Tosi sa che Dozzo gliel'ha perdonata.
Onorevole Dozzo, qual è esattamente il suo incarico? Commissario o mediatore?
«Sono commissario ad acta per le elezioni, ed ho quindi l'ultima parola in materia di candidature. Ma il mio incarico è di mediare, di sentire tutte le parti e di arrivare ad una buona decisione, che consenta al partito unito di raggiugere l'obiettivo di rieleggere Luca Zaia governatore del Veneto alla testa di una maggioranza compatta».
Questo incarico di commissario alle elezioni è una novità, in Lega?
«Assolutamente no, è una prassi già collaudata e praticata dal partito in numerose occasioni. La figura di commissario-mediatore si è già rivelata utile in corrispondenza di altre tornate elettorali per affiancare il segretario nella formazione delle liste. Io sono fiducioso che in Veneto si troverà una buona soluzione, e intendo svolgere il mio incarico avvalendomi della collaborazione di tutti i segretari provinciali della Lega, e naturalmente in primis di Flavio Tosi e di Luca Zaia».
Tosi resterà nella Lega?
«Io sono convinto che Flavio Tosi non uscirà dal partito».
Tuttavia Tosi non molla: ha già convocato per giovedì il Consiglio Nazionale con all'ordine del giorno la definizione delle liste.
«La convocazione è avvenuta prima che il Consiglio Federale prendesse la decisione di affiancare a Tosi un commissario ad acta per le elezioni. E guardi che Flavio resta il segretario della Liga Veneta».
Sì ma adesso le liste sono competenza del commissario.
«Certo, e infatti intendo prendere parte a quella riunione».
L'ultima parola spetta a lei. Solo per la lista della Lega o anche per eventuali liste collegate?
«Spetta a me l'ultima parola per le candidature, sia della lista della Lega che della lista Zaia, o di qualunque altra lista che il partito decidesse di affiancare. Spetta invece al Consiglio Federale, in accordo col candidato governatore, la decisione su eventuali alleanze con altri partiti».
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