Casa, ricompare la tassa unica

Giovedì 5 Marzo 2015
Casa, ricompare la tassa unica
Il cantiere della Local tax, la tassa unica pensata per sostituire l'Imu e la Tasi, riapre. Ad annunciarlo ieri, durante il question time alla Camera, è stato direttamente il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Il titolare del Tesoro ha spiegato che alla fine del 2014 è stato avviato un tavolo con l'Anci in cui sono stati affrontati i temi della riunificazione di Imu e Tasi e, nell'ottica di una semplificazione fiscale, dell'introduzione di «un unico canone di concessione che racchiuda i cosiddetti tributi minori». Ora, ha spiegato Padoan, «occorre proseguire il confronto secondo le linee programmatiche della Local tax, che ha trovato la piena collaborazione dell'Anci». Si parte dunque, da dove ci si era fermati. Il progetto sul quale il Tesoro aveva lavorato in vista della legge di stabilità, prevedeva una tassa unica sulla casa con un'aliquota base del 2,5 per mille sulle prime abitazioni, elevabile fino ad un massimo del 5 per mille da parte dei Comuni. Padoan, nel suo intervento di ieri, ha confermato che per le prime case ci saranno detrazioni e agevolazioni. Sempre il progetto lasciato in sospeso a dicembre, prevedeva una detrazione base di 100 euro, che però i Comuni avrebbero avuto la libertà di alzare. Per le seconde abitazioni, invece, il piano indicava un'aliquota massima del 12 per mille, leggermente più alta di quella attuale che può, al massimo, raggiungere l'11,4 per mille. Su questi punti l'intesa con i Comuni era in pratica stata raggiunta.
Il progetto, tuttavia, si è bloccato su un'altra questione. Nell'impostazione del governo i Comuni dovrebbero rinunciare all'addizionale sull'Irpef che oggi gli consente di incassare, nel complesso, circa 4 miliardi di euro. In cambio di questa voce di entrata lo Stato trasferirebbe ai sindaci il gettito derivante dall'Imu sui capannoni industriali. Quest'ultimo vale circa 4 miliardi come l'Irpef, ma la distribuzione a livello locale sarebbe molto disomogenea. Il passaggio allo Stato dell'Irpef ha, tuttavia, altri due nodi ancora irrisolti. Il primo è che il governo vorrebbe redistribuire il gettito ad un'aliquota media dello 0,67%. La maggior parte dei grandi Comuni registrerebbe un taglio di risorse. A Milano, per esempio, l'aliquota è allo 0,8%, a Roma addirittura allo 0,9% per la questione dei fondi per il ripiano dei vecchi debiti. Chi sarebbe avvantaggiato sarebbero i piccoli comuni, che si troverebbero a dover gestire un surplus di risorse delle quali probabilmente nemmeno hanno bisogno.
C'è poi un tema più generale. Una tassa come l'Irpef, calcolata sui redditi e pagata da un sostituto d'imposta, è un prelievo molto semplice da gestire. Tendenzialmente cresce nel tempo e non dà problemi di riscossione. L'Imu, la Tasi o la Local tax, sono più soggette alle oscillazioni economiche e devono essere incassate anche attraverso la riscossione, spesso inseguendo contribuenti con cartelle medie di 200-300 euro. Ovvio che i Comuni resistano all'idea di rinunciare al prelievo. Su questi punti, da qui alla prossima legge di Stabilità, si giocherà la partita tra governo e Anci. Ieri Padoan, sempre durante il questione time, è anche intervenuto sul processo alle agenzie di rating in corso al tribunale di Trani. «Dovessero emergere elementi ulteriori», ha spiegato, il ministero dell'Economia «terrà conto» della possibilità di costituirsi parte civile e, in alternativa, valuterà se chiedere i danni. Quella che si terrà oggi a Trani, hanno fatto sapere dalla procura, sarà l'ultima udienza utile per potersi costituire.
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