Visita obbligatoria e il tennis si divide

Mercoledì 1 Aprile 2015
Visita obbligatoria e il tennis si divide
Dal Seminario tenutosi a Padova dalla Federazione Italiana Tennis per la formazione di dirigenti sportivi un monito a tutti i club: «Chi scende in campo deve essere in possesso del certificato medico».
È il segretario nazionale Fit Massimo Verdina a rimarcare tale fatto. Ripreso poi dal delegato provinciale Fabrizio Montenero. «Fino a dicembre il certificato era obbligatorio solo per gli agonisti : oggi lo è per tutti coloro che svolgono l'attività sportiva , anche amatoriale. È sufficiente una visita medica con elettrocardiogramma (di validità annuale solo sopra i sessantanni) ma è obbligatoria».
È stata recepita dal Coni la cosiddetta legge Balduzzi, come ha rimarcato anche Andrea Mantegazza dirigente del Country club Cortina nonchè consigliere del comitato regionale Veneto presente anch'egli alla riunione di Padova.
Tale legge individua i presidenti delle associazioni come responsabili e perseguibili penalmente e patrimonialmente nel malaugurato caso succeda qualche incidente grave in campo.
Montenero vuole porre l'attenzione su un fenomeno ormai alquanto diffuso conseguente a tale nuovo dispositivo Coni: «Qualche tennista poco elastico, non solo nel Bellunese, non l'ha presa troppo bene, in alcuni circoli ci sono state minacce di non rinnovare la tessera sociale qualora venisse richiesto il certificato: come se qualcuno oggi minacciasse di non andare più in un locale pubblico se gli proibissero di fumare!». Insomma per giocare a tennis si deve prima andare dal medico.
«Mi auguro che tutte le associazioni della provincia - conclude Montenero - recepiscano la legge, per i dirigenti sono davvero troppo alti i rischi: e va da sè che dovrebbe essere buona cosa per ognuno accertarsi di poter svolgere una sana attività sportiva e di prendersi cura della propria salute».

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