Spagna, Podemos manda a casa popolari e socialisti

Martedì 26 Maggio 2015
Spagna, Podemos manda a casa popolari e socialisti
«Il nostro piano di choc nei primi 100 giorni non è cambiato e prevede di multare le banche che mantengono gli alloggi vuoti, tassare le compagnie elettriche, un reddito municipale per le famiglie senza risorse, la fine di privilegi ingiustificati come auto blu o diete, l'audit di appalti o concessioni dati dall'amministrazione, contrari agli interessi pubblici». E' la Barcellona che verrà, secondo il primo sindaco donna, Ada Colau, l'eroina anti-sfratti vincitrice con la candidatura popolare ”Barcelona en comú” alle elezioni di domenica.
Il giorno dopo la debacle del Partido Popular a livello nazionale, la foto più nitida della svolta è qui, a Barcellona, dove la Colau inaugura un nuovo modo di fare politica “dal basso”. Con il crollo dei consensi per il Pp del premier Mariano Rajoy, gli spagnoli hanno impresso una svolta a sinistra al paese. Il Pp ha perduto 2,6 milioni di elettori, pur restando il primo partito, con il 27%, 11 punti in meno rispetto al 2011. Il tradizionale bipartitismo, che ha visto l'alternanza al potere Pp-Psoe dal post-franchismo a oggi è ferito a morte, dato che assieme le due principali forze sommano il 50% dei consensi, incalzati dai nuovi partiti, Podemos a sinistra e Ciudadanos al centro-destra, e Compromis, secondo a Valenzia.
Da indignados a diputados, le candidature popolari sostenute da Podemos hanno sbancato a Barcellona come a Madrid: «Non vogliamo far paura a nessuno», assicura Ada Colau, davanti al quadro frammentato uscito dalle urne. «E' la corruzione ad aver provocato il caos e l'instabilità, i cittadini sono scesi in campo in difesa delle istituzioni». Apre ad accordi programmatici con le altre forze di sinistra: «Vogliamo promuovere un'alleanza di tutto il sud Europa, per coagulare forze utili per cambiare le politiche dei tagli e dell'austerità che hanno colpito i più deboli».
Voglia di riscatto del sud Europa anche per Podemos, il cui leader Pablo Iglesias, dopo il clamoroso successo nell'esordio nella politica domestica, certifica «l'inizio della fine del bipartitismo». E si dice «orgoglioso di essere l'ago della bilancia» per la formazioni di esecutivi di sinistra in molte regioni e comuni. Ma traccia una linea rossa per convergenze e intese: «Le politiche di tagli, che hanno fallito in questo paese, dovranno dare un giro di 180 gradi, perché possiamo intenderci».
Iglesias è reduce dei festeggiamenti con i quali il popolo viola ha celebrato a Madrid come alcaldesa Manuela Carmena, il 71enne giudice difensore dei diritti umani che, seppure seconda rispetto alla candidata del Pp Esperanza Aguirre, sarà sindaco con l'appoggio dei socialisti. Con l'avanzata di Podemos e Ciudadanos - terza forza politica a livello municipale sul territorio nazionale - comincia la complicata stagione dei patti, anche tri o quadripartiti, uno scenario del tutto inedito in Spagna e a sei mesi dalle elezioni generali.
In Castilla-La Mancha il fatto che la numero 2 del Pp, Maria Dolores de Cospedal, abbia perduto la maggioranza, dà l'idea della dimensione della sconfitta del partito al governo, che rischia di dover cedere anche i comuni di Madrid, Valenzia, Siviglia o Valladolid. Nel Pp comincia a serpeggiare il panico, mentre Mariano Rajoy, arroccato nella sua linea di difesa della ripresa economica, vede messa profondamente in discussione la sua leadership.
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