POLITICA & partiti

Martedì 26 Maggio 2015
LA SPEZIA - Il «bertinottismo 2.0» della sinistra. Il tentativo del centrodestra di «rimettersi in moto». La tentazione di tanti italiani di non disertare l'urna. E il «vento» del cambiamento che ha fatto vincere Syriza in Grecia, Podemos in Spagna, la destra nazionalista in Polonia. A sette giorni dal voto, Matteo Renzi mette in fila tutti i suoi avversari. «L'esito delle regionali non cambia assolutamente niente per il governo», assicura. Ma, dopo oltre un anno a Palazzo Chigi, con la protesta dei precari della scuola e degli insegnanti a far da sottofondo quasi ad ogni comizio, la sfida è trasformare un agevole 4 a 3 sul centrodestra, in una vittoria 6 a 1. A partire dalla contesa Liguria, ogni voto può fare la differenza.
«L'astensionismo è il nostro nemico», avverte il ministro ligure, Andrea Orlando. La candidata-governatore Raffaella Paita si rivolge ai militanti dem: «Vi prego di provare a convincere ogni indeciso, tentato dall'astensione o dalla protesta». Il premier la supporta: «Andate a votare. Non fate i bischeri». In mattinata, mantenendo una promessa fatta a Barack Obama, è stato a San Casciano, nel cimitero militare americano dei Falciani, per il Memorial Day. Il 70esimo anniversario della Liberazione, spiega, è l'occasione per ricordare che «votare è il motivo per il quale hanno perso la vita migliaia di persone».
Nel corso della lunga giornata elettorale, il premier annuncia anche la prossima assunzione, in vista del Giubileo, di 2500 uomini delle forze dell'ordine. Quindi rilancia il tema del sindacato unitario: una spinta che «arriva da decine e decine di persone», dice il premier sottolineando che a suo giudizio serve «una riflessione su quella che si chiama legge di rappresentanza sindacale. In Germania è così». Renzi spiega di avere detto «una cosa molto semplice: quando ti siedi ai tavoli in riunione con 17 sigle sindacali, ti chiedi se è proprio necessario averne cosi tante. Poi è una valutazione che dovranno fare loro».
Attraverso il voto, ha poi osservato, passa una forte richiesta all'Europa di cambiare: prima Syriza in Grecia poi Podemos in Spagna e («nella direzione opposta») la destra nazionalista in Polonia hanno colto quel «vento». «Spero - dice il leader del Pd - che l'Italia potrà portare forte la voce per il cambiamento dell'Europa nei prossimi mesi». Le amministrative di domenica, è il sottotesto, potranno dare più forza a quella voce. È per questo che Renzi apre la campagna elettorale in Liguria, regione-simbolo di queste regionali. All'ora di pranzo, dopo una visita ai cantieri Baglietto del gruppo Gavio, il segretario lancia la volata finale a Raffaella Paita: «Dimostriamo che non ci sono i laboratori di politica nazionale ma la scelta di chi nei prossimi cinque anni governerà la Regione - scandisce - È l'ora di farla finita di trasformare le elezioni in uno scontro per i giochi politici romani». Si rivolge poi agli elettori di sinistra. «Non dobbiamo consentire a nessuno di usare la vostra regione per fare il bertinottismo 2.0: mandare a casa la sinistra e spalancare le porte ancora una volta alla destra», dichiara in risposta a Nichi Vendola e Pippo Civati. «Vogliono fare della Liguria, con la candidatura di Luca Pastorino, un laboratorio della nuova sinistra? No, è l'infermeria della nuova destra. È una sfida a due tra Paita e Toti, la sinistra può arrivare quarta o quinta». Ma parla anche agli elettori 5 Stelle, il premier: «Grillo sembra un biglietto della lotteria vincente non riscosso». E ai moderati del centrodestra: «È un errore attaccare Berlusconi, non lo demonizzerò mai - dichiara - ma 20 anni di centrodestra hanno lasciato macerie». Ad un gruppetto di una decina di precari della scuola che lo fischia, replica deciso: «Potete fischiare quanto vi pare, noi non fischiamo gli altri, siamo il Pd».

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