Parigi, dopo gli attentati gli scontri della vergogna

Lunedì 14 Dicembre 2015
Parigi, dopo gli attentati gli scontri della vergogna
La catena umana doveva servire a denunciare «lo stato d'urgenza climatico», e invece si è trasformata in un cordone sanitario intorno alla statua della Republique, per difendere dai sassi e dai black bloc, i fiori e le candele in memoria delle vittime del 13 novembre.
Doveva essere la non-marcia pacifica per il clima, in questa Parigi ferita dal terrorismo, e invece le scarpe lasciate per terra, in mezzo alla piazza, là dove lo stato d'emergenza vieta qualsiasi manifestazione, dono diventate proiettili tirati contro le forze dell'ordine. Anche quelle inviate a nome di papa Francesco, o del segretario Onu Ban Ki-moon, o di attrici, come Marion Cotillard o Vanessa Paradis. Perfino i tacchi a spillo di Vivienne Westwood. La ventunesima Conferenza per il Clima è cominciata così: 180 fermi, scontri, lacrimogeni e cariche in place de la République. Colpa dello stato di tensione, certo, che ha reso intolleranti a qualsiasi sgarro i Crs, dispiegati in forze fin dal mattino. Ma soprattutto dei «soliti due o tre cento» come hanno denunciato gli ambientalisti, che in place de la République erano venuti per cercare di far sentire la voce dell'Ecologia. «E' una catastrofe - ha detto Cécile Duflot, ex ministra dell'Ambiente, deputata Verde - Sono dei delinquenti che non hanno nulla a che vedere con l'ecologia o con la COP21. Da che mondo è mondo, ci sono casseurs in coda ai cortei. Penso invece alle 10mila persone che hanno fatto una catena umana a Parigi, a tutti gli altri mobilitati nelle regioni». Ma l'immagine che resta è un'altra. Le scarpe che tappezzavano la piazza, segno di una manifestazione impossibile in questa Parigi, volano contro i poliziotti, finiscono anche in mezzo ai fiori e alle candele per ricordare i morti degli attacchi. Peggio ancora: alcuni ragazzi con i cappucci afferrano le candele per lanciarle contro i poliziotti. I loro slogan sono soprattutto contro «lo stato d'urgenza, stato di polizia», molti sono vestiti di nero, difficile mettere un'etichetta: black bloc, militanti di estrema sinistra, anarchici, o «zadisti» (da Zone à Defendre, militanti anticapitalisti).
Altri ragazzi, a viso scoperto questi, si mettono intorno alla statua per difendere il memoriale diventato luogo di raccoglimento dalla notte del 13 novembre, il Bataclan e i bar del decimo e undicesimo arrondissement attaccati dai terroristi sono a due passi. «E' una profanazione, è indecente» dice Bertrand Boulet, che da due settimane viene ogni giorno ai piedi della statua a riaccendere le candele, cambiare qualche fiore: «È la tomba delle vittime», grida.
«Scandalosi»: così, senza tanti fronzoli, ha commentato il presidente François Hollande senza nemmeno aspettare di essere rientrato da Bruxelles, per i lavori del vertice Ue-Turchia. «La protesta - ha detto Hollande - è avvenuta proprio dove c'erano candele, fiori e altri ricordi in memoria delle vittime». Ancora più duro, se possibile, il primo ministro Manuel Valls: «le violenze contro le forze dell'ordine in place de la République sono indegne. Rispettare questo luogo è rispettare la memoria delle vittime» degli attentati.
Dopo gli scontri e cariche, gli agenti sono riusciti a «inquadrare» la frangia violenta, rimasta per qualche ora circondata dai Crs che hanno proceduto a quasi trecento controlli d'identità e 180 stati di fermo.
Questa mattina, comunque, parte la Conferenza e iniziano ufficialmente le due settimane di colloqui sui cambiamenti climatici anche per raggiungere un nuovo accordo mondiale sui gas serra in modo da rallentare il fenomeno del riscaldamento globale del pianeta Terra. Alle 8 Hollande comincia ad accogliere, con Ban Ki-moon, oltre 150 capi di stato che, da mezzogiorno, prenderanno la parola per cinque minuti ciascuno. Poi in serata, il presidente francese riceverà a cena all'Eliseo il collega americano Barack Obama.
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