Ora il professore con il codino punta al governo

Martedì 26 Maggio 2015
ROMA - Sempre controllato, l'eloquio lucido, lo sguardo di sfida , gli abiti da «movimentista», la barbetta e l'ormai iconica coda di cavallo: la sola immagine di Pablo Iglesias, l'uomo che in Spagna ha compiuto il miracolo di trasformare il «ciclone sociale» degli Indignados in un partito politico che punta diritto al potere e che da ieri contende al Partido Popular le principali città spagnole, è già di per sè un terremoto. Una figura capace di galvanizzare e terrorizzare: chi vede in lui l'incarnazione degli ideali di giustizia sociale e chi un «Hugo Chavez» che vorrebbe trasformare la Spagna in una specie di Venezuela bolivariano.
Podemos - tradizione dell'obamiano «Yes, We Can» - nasce sull'onda del grande movimento di protesta degli Indignados, che ha ricevuto il suo battesimo nella prima grande, oceanica e colorata adunata e dal successivo accampamento di Puerta del Sol a Madrid il 15 maggio del 2011. Podemos intende essere percepito come un movimento «né di destra né di sinistra», con l'ambizione di governare «per la gente», al posto di una classe politica che «ha perso ogni contatto con la realtà». «Sono una persona normale», ha dichiarato più volte con un abbozzo di sorriso il 36/enne Iglesias, ex ricercatore e ora professore di Scienze Politiche all'Università Complutense di Madrid, entrato in politica con l'estrema sinistra quando di anni ne aveva 14. Insieme ad altri attivisti del «movimiento» nel gennaio 2014 ha tenuto a battesimo il partito, che con soli tre mesi di vita alle europee ha compiuto il «miracolo» di inviare cinque deputati, fra cui lo stesso «Professor Codino», a Strasburgo. Da allora Iglesias è stato in movimento fra Madrid, Bruxelles e Strasburgo, fra una conferenza stampa e un dibattito tv In vista delle elezioni locali, Podemos ha presentato il suo programma, «215 misure per un progetto di Paese», che, a suo dire, «piacerà ai disoccupati e ai giovani, alle donne che lavorano 15 ore al giorno e alle Pmi». Un programma che si tiene in equilibrio fra le pulsioni movimentiste e «anticapitaliste» delle origini e la volontà di governare un Paese che «non vuole morire d'austerità» e ha un tasso di disoccupazione che sfiora il 25%. Il principio della ridistribuzione del reddito è salvo, ma addolcito negli spigoli, come la tassa sui patrimoni ad esempio, che è omessa. Vuole il blocco degli sfratti per le famiglie più indigenti e un programma di lotta alle rendite finanziarie, di controllo pubblico sulle grandi banche, di trasparenza e di guerra senza quartiere a corruzione e clientelismo. Non chiede l'uscita del suo Paese dall'euro. Come Syriza in Grecia. E non a caso Iglesias è comparso sul palco di Tsipras in chiusura della sua campagna elettorale.
Potrebbe interessarti anche

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci