Morte in cantiere, assolto dopo 7anni

Venerdì 21 Novembre 2014
Morte in cantiere, assolto dopo 7anni
BELLUNO - Nuova assoluzione per l'infortunio mortale nel cantiere dell'ex ospedale a Belluno. Dopo l'annullamento della condanna in primo grado per l'imprenditore edile Dritan Arapi, ora anche la condanna di Roberto De Cian dell'impresa "De Cian Albino" di Sedico è stata cancellata dalla Corte d'appello di Venezia. Roberto De Cian era accusato del decesso dell'operaio Florenc Plaku, che cadde giù per otto metri morendo sul colpo nel cantiere dell'ex ospedale a Belluno, il 4 aprile del 2007. Il procedimento giudiziario a suo carico era stato avviato in quanto responsabile della sicurezza dell'impresa che aveva subappaltato i lavori alla ditta di Dritan Arapi. L'imprenditore Roberto De Cian era stato chiamato in causa in virtù del dovere di verifica e controllo delle previsioni antinfortunistiche da parte dell'appaltatore e per il ruolo di coordinamento svolto dall'impresa De Cian nel proprio cantiere. Ebbene dopo la condanna a 14 mesi di reclusione (pena sospesa) del maggio del 2009, la Corte d'appello di Venezia il 18 settembre scorso lo ha assolto perché il fatto non sussiste. L'assoluzione è motivata proprio evidenziando che la competenza e l'autonomia del subappaltatore erano, a fronte del rispetto delle previsioni normative, gli elementi alla base della specificità del lavoro assegnato a Arapi, assolto a sua volta per non aver commesso il fato.
L'impresa De Cian, assistita dall' avvocato Merlin del Foro di Vicenza, si è difesa dimostrando che nessuna negligenza poteva essere imputata in quanto il cantiere era un «cantiere modello» e aveva scelto una azienda subappaltatrice con tutti i requisiti richiesti dalle norme a protezione dei lavoratori. «L'impegno per la sicurezza nei nostri cantieri – commenta Roberto De Cian – non è mai venuta meno, ne prima né dopo il tragico incidente. Siamo soddisfatti per l'esito anche se resta il dramma della scomparsa di un operaio impiegato in un nostro cantiere. Oltre a ciò resta anche il rammarico che ci siano voluti sette anni prima di veder riconosciute le nostre ragioni; troppi per vivere nell'incertezza di una condanna che è pesata a lungo sulla reputazione della nostra azienda».
La vicenda giudiziaria per la morte dell'operaio non è comunque finita. I giudici d'appello hanno invece rinviato gli atti in procura per vagliare la posizione del preposto al cantiere, Bledar Arapi, cugino di Dritan, che quel giorno dirigeva i lavori in assenza del titolare.

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