Minacciato col coltello dall'amico marocchino

Mercoledì 17 Dicembre 2014
BELLUNO - Un coltello da cucina puntato alla gola. Sarebbe questa la terribile esperienza che avrebbe vissuto un bellunese andando nella casa dove c'era il marocchino Walid Abdellah classe 1971. È così che lo straniero si trova imputato di minaccia aggravata. Ieri in aula di fronte al giudice Barbara Martens con il pubblico ministero Gianluca Tricoli l'udienza del processo. Dovevano parlare i testimoni, ma uno non si è presentato. Alla fine il processo è stato rinviato.
Ma sono proprio le testimonianze la chiave su cui si giocherà il procedimento visto che da una parte c'è il denunciante, il giovane che si sarebbe trovato con il coltello alla gola, dall'altra invece il marocchino, la sua fidanzata e altri testi. In tre infatti non avrebbero visto nulla secondo quanto raccolto in sede di indagini. Eppure il giovane bellunese ha spiegato nei particolari quella serata.
Il marocchino, da quanto raccontato, stava tagliando le cipolle quando proprio per una questione che riguardava la sua fidanzata avrebbe preso il coltello da cucina e lo avrebbe puntato al collo del bellunese, dalla parte della lama non affilata. A quel punto il bellunese avrebbe urlato «chiama i carabinieri, chiama i carabinieri».
«Chiama pure i carabinieri - avrebbe detto il 43enne magrebino - tanto io ti uccido anche davanti a loro». Fortunatamente tutto finì lì e nessuno rimase ferito. Ma le indagini che scaturirono dalla denuncia del bellunese hanno portato al processo che ora si celebra in tribunale a Belluno. Fondamentali saranno i testi, se alla prossima udienza si presenteranno.

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