Imprese, Squinzi al governo: chiedo solo determinazione

Venerdì 29 Maggio 2015
Imprese, Squinzi al governo: chiedo solo determinazione
MILANO - Giorgio Squinzi rinsalda il feeling degli industriali con il governo Renzi e scalda la partita con i sindacati per regole nuove sui contratti. Con il no che arriva a stretto giro dalla Cgil. L'assemblea annuale di Confindustria, eccezionalmente nella cornice di Expo2015 a Milano, è l'ultima da presidente per Squinzi che, in vista del termine del suo mandato quadriennale, ha ora di fronte ancora 12 mesi di lavoro al vertice di via dell'Astronomia. Anche per questo la sua relazione è intrisa «dell'orgoglio delle imprese italiane», come notano Emma Marcegaglia e la platea di imprenditori che applaude quando Squinzi sottolinea il ruolo degli industriali, «protagonisti, non comparse».
Sul fronte della crisi «oggi ci sono segni di risveglio, accenni confortanti di crescita», ma «il crinale tra crescita e stagnazione è assai sottile, perciò i germogli del cambiamento vanno protetti e difesi, aiutati a crescere da un sistema associativo saldo». Bene l'azione di riforme del governo - e questa volta la promozione degli industriali è senza riserve - compresa la delega fiscale ancora in discussione, ma «la pressione fiscale resta a livelli intollerabili per cittadini e imprese, il vero ostacolo a nuovi investimenti». Dopo l'assenza di Renzi all'assemblea ad Expo, in cui c'è chi aveva visto «uno schiaffo» (anche per la concomitanza con l'incontro del premier a Melfi con Sergio Marchionne), è stato prima il presidente del Consiglio in una lettera a Squinzi a rilevare piena sintonia e subito dopo la relazione di Squinzi ha cancellato le recenti critiche all'esecutivo per le riforme annunciate ma non fatte. Quanto alla sua assenza, e dopo aver sentito il discorso di Squinzi, il premier ha voluto mettere in chiaro un concetto: «Lo stimo, ho mandato un messaggio di affetto e stima ma alla fine deve venire fuori la mia indole: non sono portato per certe assemblee, c'è bisogno di fare le cose e non assemblee e iniziative». In casa industriale, resta comunque chiaro l'invito a andare avanti: «Oggi non ho richieste né intendo lamentarmi con il governo di alcunché - sottolinea Squinzi - Gli chiedo semplicemente di non smarrire la determinazione necessaria, indispensabile per cambiare il Paese».
«Il governo ha fatto di tutto per fertilizzare il terreno: adesso sta a voi il compito di seminare. Vi abbiamo dato quello che chiedevate», dice dal palco il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, ex leader dei giovani di Confindustria. Di voler ora aprire la partita dei contratti con i sindacati Squinzi lo aveva già preannunciato: dopo il Jobs Act «non completare il quadro delle regole sarebbe un errore». Dal palco è cauto ma chiaro: servono legami «più forti e stringenti» fra salari e produttività; la contrattazione di secondo livello «è utile alle imprese e alle persone che vi lavorano», ma va evitato «che le imprese siano costrette a sommare i costi dei due livelli di contrattazione». Nel mirino degli industriali il divieto di deroghe alla parte economica del contratto nazionale di categoria, come del resto gli industriali avevano già chiesto nel 2014. Immediato il no della Cgil, con Susanna Camusso: «Mi preoccupa che in una relazione fondata sull'innovazione si proponga la ricetta più antica del mondo: la riduzione dei salari». Opposta la reazione di Anna Maria Furlan: la Cisl è «pronta a sedersi al tavolo» mentre Carmelo Barbagallo (Uil) sfida «le imprese a discutere per ridare potere contrattuale ai lavoratori».

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