Gli islamici: fateci sentire bellunesi

Lunedì 20 Ottobre 2014
Il no alla guerra della comunità musulmana bellunese: «vogliamo l'integrazione e apriremo a tutti i bellunesi i nostri luoghi di culto». Ha preso il via con la parola pace e si è conclusa con una riflessione sulla misericordia, a dimostrazione di come l'Islam non sia guerra e distruzione, nel mezzo versetti del Corano e un intervento di don Francesco Soccol: l'assemblea promossa dai centri islamici Assalam e Annour tenutasi ieri nella sala parrocchiale di Cavarzano è stato un primo mattone sull'edificio dell'integrazione. Perché a parlar di Isis e di integralismo si rischia di confondersi, di creare allarmismi e paure, allora mettere qualche puntino diventa necessario. «Vogliamo far capire che la comunità islamica residente a Belluno è qui da molti anni, è pacifica - ha spiegato un rappresentante - e non centra nulla con i conflitti degli integralisti i quali non hanno niente a che fare con l'Islam, che è una religione di pace. Per questo abbiamo organizzato un'assemblea, invitando la comunità musulmana e quella italiana a dialogare». Organizzato in poco tempo, prendendo al volo l'opportunità di avere come ospiti alcuni «sapienti» arrivati da Modena e da Roma in occasione di una serata a Montebelluna, l'incontro è stato un primo esperimento per tastare interesse e clima, in vista di ripeterlo e renderlo un appuntamento fisso. C'è tutta l'intenzione di prendere in mano una volta per tutte la questione dell'integrazione e non solo a parole. «Diciamo il nostro no netto a qualsiasi forma di terrorismo - ha dichiarato Abdellah, professore di Roma - e lo vogliamo fare con le azioni perché solo agendo rendiamo concreta la nostra condanna categorica alla guerra. Occorre aprirci alla comunità in cui viviamo, interagendo con i cittadini, le istituzioni, la polizia, il mondo cattolico e aprendo i luoghi di culto a tutti». Parlando di guerra, Abdellah non ha potuto fare a meno di ricordare l'episodio che ha scosso Belluno con la partenza di due cittadini stranieri per la guerra in Siria, Ismar Mesinovic e Munifer Karamaleski; «fenomeno di radicalismo sono lontani da qualsiasi religione - ha detto - queste persone vanno respinte». Accanto a qualche bellunese, in rappresentanza della comunità locale è intervenuto il parroco di Cavarzano don Francesco Soccol, che ha ospitato l'assemblea in una sala della parrocchia, l'Associazione Popoli insieme e la dirigente della Volante Silvia Silvestris, in vece del questore Attilio Ingrassia impossibilitato a intervenire come i sindaci di Ponte e di Belluno e il direttore dei servizi sociali dell'Usl1 Carlo Stecchini.

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